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capitolo xxviii. 247

toccare, gustare e odorare; e quando al corpo alcune di queste mancano, il corpo rimane storpiato: or pensa, mancandogli tutti cinque, quello che farebbe il corpo! Le altre sono: memoria, intelletto e volontà, e per tutte queste cose non sarebbe compito questo corpo, se l’anima la qual è l’effetto, non gli fosse conceduta; e di questo ti metto l’esempio. Pongo che tu veda una donna bella, la tua memoria ti riduce all’intelletto quello che ella è; per questo modo viene la volontà, e queste sono naturali, perchè queste vengono dalla natura che le produce; ma con tutto questo non ha fatto niente senza l’effetto, sicchè aggiunte insieme queste sono le trentaquatro cose che sono legate coi nostri corpi, quando il corpo è compito». E quando gli ebbe assegnato questa ragione, andarono a desinare, e nel seguente dì s’informò di molte cose, tra le quali dimandò dei vermi che egli aveva veduti tramutare.

— O nobilissima Fata, per quella virtù in cui tu hai speranza, cavami di un pensiero, cioè di quelli che io vidi tramutati di figura, perchè io vidi più ragioni di vermi variati l’un dall’altro». Ella disse: — Poichè hai piacere d’intendere il tutto, io te lo dirò; dimmi quello che vedesti, ed io ti dirò quello che desideri». Ei disse: — Io vidi un bell’uomo diventar un dragone tanto nero, che mai non vidi la più brutta cosa, e dalla sua testa uscivano sette corna, ed era molto spaventevole, ma non si moveva». Ella rispose: — Costui fu in vita al mondo un piccolo signore in queste montagne di Calabria, ed era il più superbo del mondo, e pieno dei sette peccati mortali, e fece sempre guerra a tutti i suoi vicini, e per la guerra ei perdette la signoria. Però venne in questo luogo come uomo disperato per fuggir dinanzi a’ suoi nemici. Il nome suo non è lecito che io te lo dica, alcuni dicono ch’ei morì in una zuffa, ma egli non vi si trovò; ma perchè il Giudice ch’è sopra noi, tramuta i nostri corpi, e falli diventar animali che convengono a quei peccati, e molto si convenivano a quel che tu dici quelle pene per superbia, e per i sette peccati mortali che in lui regnavano, e però aveva sette corni in testa come tu vedesti a quei dragoni che ci sono per la loro superbia». Ei disse: — Vidi un’altra ragione di vermi molto brutti i quali erano lunghi