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240 | guerino. |
Questo nome è di tanta potenza, che, come l’ebbe detto, ella si levò, e uscì fuori del letto e si partì, non sapendo la cagione che la faceva partire. Il Meschino rimase solo, e la notte dormì in pace senza essere molestato da lei nè da altre.
Con la grazia di Dio, disse il Meschino, che dormì tutta la notte, e la mattina a buon’ora la Fata andò a visitarlo con molte damigelle. Quando fu levato gli fu apparecchiato un bel vestimento di seta, e un portante leggiadro, e montò a cavallo con loro, e lo menarono per una bella pianura, e vide in questo dì, ch’era il mercoledì, il paese della savia Alcina di cui ella gli prometteva di farlo signore. Vide molti castelli e molte ville e palazzi, e molti giardini, immaginandosi questi essere tutti incantamenti, perchè in un poco luogo di montagna non era possibile che tante cose fossero. E mostratogli era quello che non era, e parevagli fare quello che non fece, e ritornato al palazzo di prima, ebbe gran fatica a potersi difendere dalle loro insidie. Così fu al venerdì, e all’ora che il sole era a ponente, vide femmine e maschi cambiarsi di colore, e diventare pallidi e paurosi. Di questo molto si maravigliò, e quella notte sentì molti lamenti tra queste generazioni di gente, e la mattina del sabbato, essendo venuto in bella loggia, vide andare e stare tutta quella gente melanconica, e stando in quella loggia un uomo di quarantasei anni passava sospirando dinanzi a lui, e molto melanconico. Guerino lo chiamò, e disse: — Gentiluomo, se la divina potenza non te lo vieta, dimmi perchè sei cambiato?» Disse: — Ahimè lasso! che tu aggiungi pena sopra pena? Per forza conviene che io ti dica il nostro male, perchè mi hai scongiurato; se io avessi creduto che tu non l’avessi saputo, io non ti sarei venuto dinanzi: ma dimmi, tu che lo vuoi sapere, che dì è oggi?» Guerino disse: — Sabbato». Ed egli disse: — Come LA.... de’ cristiani sia detta, subito tutti che siamo in questo luogo della Fata, per divin ordine cambiamo figure, maschi e femmine tutti diventiamo brutti vermi, qual serpente, qual dragone, quale scorpione, chi un verme, chi un altro, secondo il peccato che ci ha condotti in questo luogo. A te non bisogna temere, che non ti possono nuocere nè offendere; e quando saremo così diventati, se la necessità della