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due molini, e, fattosi il segno della croce, disse le sue orazioni, e tre volte disse: «Gesù Cristo, a te mi raccomando!» Passata l’acqua andò forse quaranta braccia, e pose i piedi sopra una cosa grande, che parevagli esser passato sopra un sacco di lana, e passato che ebbe, quella cosa parlò, e disse: — Perchè mi zappi tu addosso, non ti pare ch’io abbia del male assai?» I suoi capelli tutti si arricciarono, e presto si voltò colla spada in mano per mostrar di non aver paura. — Perchè mi traversi tu la strada?» chiese il Meschino. — Perchè, rispose l’altro, fui giudicato qui». Il Meschino gli domandò chi fosse, e perchè era giudicato in questo luogo tenebroso, dicendo: — Donde sei tu, e come hai nome?» E quello disse: — Tu vuoi sapere i fatti miei, dimmi prima chi sei tu, e per quale cagione sei venuto qui?»

Il Meschino pieno di maraviglia abbassò il lume per vedere, che cosa era questa che parlava, e vide un gran serpente lungo circa quattro braccia, che pareva proprio di terra, grosso nel mezzo, e molto brutto, che appena si poteva muovere. Il Meschino per saper più avanti, gli disse la cagione, perchè andava alla Fata. Allora il Serpente rispose: — Io sono dannato ed ebbi nome Macco, e andai facendo sempre male sino da piccolino, e mai non volli far fatica, e non imparai alcuna virtù, e sempre mi diedi alle scelleraggini, portando invidia ad ogni cosa creata, e datomi ad ogni accidia, quando fui di trentatrè anni, io ero venuto a dispetto a me medesimo, e ognuno mi aveva in odio per essere tanto doloroso e tristo. Udito dire di questa Fata, mi disposi a venir da lei, perchè la carità mi era mancata, e ogn’uomo mi saziava; e per questa cagione mi avvenne, che quando giunsi ad una porta, che trovai qui appresso qualche cento braccia, io battei, e mi fu risposto che non vi poteva entrare per le mie scelleraggini. Allora bestemmiai tutte le cose create e chi le aveva create, e subito fui tramutato in forma di serpente, non avendo mai potuto passare quell’acqua che tu hai passato, e sono giudicato qui fino al dì del giudizio». Quando il Meschino sentì quel parlare, disse: — Se io pregassi Dio per te, sono certo che farei gran peccato, e però così maledetto rimani, perciocchè più giusta sentenza non si potrebbe dare a un tristo