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CAPITOLO XXVII.
Come il Meschino andò per le caverne, e trovò Macco in forma di serpente, col quale parlò, e giunse poi alla porta della Fata.
desso è che facevano bisogno gli ordigni da accendere il fuoco al Meschino, ch’entrato nell’oscura caverna e per le fessure dei sassi trovò molte paurose caverne ch’andavano molto volgendo. Per tre volte ritrovò bocche, che uscivano dalle montagne, e gli convenne tornare indietro, e alla fine non sapendo più dove andare, e nè anco dove tornare, dov’era entrato, comechè pareva a lui esser entrato in uno strano labirinto, tornò a Gesù Cristo Nazareno, dicendo: salvum me fac! e misesi alla ventura, e per la grazia di Dio arrivò ad una caverna che andava in giù. Per questa si mise ad andare, e disse: «Non è possibile che niuno possa mai tornare se non ha lume;» imperocchè egli aveva la candela accesa, e appena poteva andare, tanto il luogo era oscuro! e camminando per quest’oscura caverna, ch’era quel sasso, sentì dinanzi a lui un rimbombo di acqua, che pareva che cadesse da alto. Egli era stanco per la perfida via, mangiò un poco di pane, e giunto a quell’acqua si pose a sedere, rinfrescossi, mangiò e bevette, e posesi a dormire un poco, e smorzò la candela non sapendo s’era dì o notte. E rilevato in piedi accesela, e passò quell’acqua la quale era tanta, che avrebbe macinato