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mio signore e consorte, il quale amo più che il mio fratello Validoro!» Disse Guerino: — Per la mia fede s’io non guardassi alla viltà di uccidere una femmina, io ti leverei il capo con questa mia spada, malvagio demonio! Levati dinanzi, iniqua femmina, ch’io temo che la terra s’apra e t’inghiottisca, con chi più appresso ti sta: va a stare nel numero di Malerzia, la quale s’innamorò di Minos re di Grecia, e per suo amore uccise Maulinos suo proprio padre; vanne nella compagnia della crudele omicida Medea; va, trova l’iniqua e crudele Tullia, che mandò il carro sopra il morto padre per far signore il superbo Tarquinio». Quando Rampilla si sentì così cacciare, uscì dal padiglione, e trovò una spada, e pose il pomo in terra, e per mezzo il cuore si mise la punta, e gridò forte e disse: — O Artilafo traditore, Maometto ti faccia con me seguire tal morte!» e abbandonò il petto sopra la spada e cadde morta, e furono abbruciati tutti e due, com’era loro usanza. E l’altra mattina levarono il campo, e si appressarono alla città, la quale avevano assediata, che si rendè il giorno seguente, e partendo per la puzza della gente morta andarono verso l’alpi, dove l’oste sostenne gran disagi per il cammino: e in capo a dieci giorni giunsero ad una città detta Brisna, ch’è in sul lago chiamato Glaonido, la quale subito si rendette; in fine a trenta dì dal giorno che si partirono dal monte detto Argita, ad una città detta Tarondi, la quale si tenne due giorni, poi si rendette, nella quale riposarono venti dì. In questo mezzo gli venne novella che il re di Barbaria gli veniva incontro con molta gente. Per questo uscì fuori della città, e si fecero contro di loro al fiume Zille. Il re di Barbaria gli mandò a dire per un ambasciatore che animo era il suo, e se voleva con arme passare il fiume; che se non passasse il fiume lo voleva per amico. Artilafo disse come ei non era venuto per fare guerra di là del fiume, ma per vendetta di suo padre contro il lignaggio di Artilaro. Per queste parole si fece la pace, e questo re fu molto allegro della morte di Validoro, e diede per moglie ad Artilafo una sua sorella, poi prese commiato e verso Tunisi ritornò. Guerino domandò licenza; e così fece Dionino. Alla partita Artilafo lagrimò e abbracciolli, e vo-