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capitolo xxiii. 217

che a persona alcuna non parlassero, e ch’ella si libererebbe d’ogni impaccio; quindi mise in ordine il desinare. Essendo l’altro giorno Validoro venuto a desinare con lei e molti altri baroni, durò la festa tutto il giorno. La sera si cenò al fuoco, e bevettero allegramente, che quasi tutti erano pieni di vino a tanto, che Validoro era molto vinto dal vino, che richiedette la sorella di far male. Ella fece vista di adirarsi, e fecesi indietro, e Validoro per digerire il vino, si gittò sul letto della sorella, e cominciò a dormire come la fortuna lo portò. Come la sorella il vide dormire, mandò via tutti i baroni, che niuno avrebbe pensata tanta crudeltà, e mandò via alcuni serventi, sicchè alcuno non ebbe sospetto ch’ella volesse usare con suo fratello tanta iniquità. Ma quando fu la prima ora della notte chiamò a sè que’ tre co’ quali aveva trattato il suo secreto, ed essi quando loro parve il tempo gli tagliarono la testa, e quando l’ebbero decapitato fuggirono nel campo de’ nemici, ed ella chiamò il famiglio, e diedegli la testa del fratello in un sacco e mandolla ad Artilafo.

Non fu prima giunto il famiglio nel campo de’ nemici, che fu presentata la testa di Validoro ad Artilafo che stava sempre attento ad aspettarlo. E subito che vide la testa del nemico Validoro, gridò all’arme a furore, e fece armar tutto il campo, e ficcare la testa sopra una lancia, e mentre si armarono, due parti del campo assalirono i nemici, portando la testa del loro signore innanzi, e sentendo che era morto Validoro, tutta l’oste cominciò a fuggire, ed altra difesa non fecero, e perdettero il campo, e molto più di quelli morirono di paura che di ferro, ed in quel giorno ne morì più di cento mila. Quando Guerino e Dionino seppero da Artilafo come la cosa era passata, Guerino si turbò e disse:

— S’io avessi saputo tal cosa, piuttosto sarei morto che consentire a questo». Continuando la vittoria arrivarono al padiglione di Validoro, e qui si fece radunare la gente. E quando Guerino smontò da cavallo entrò nel padiglione, dove cavatosi l’elmo di testa, certi lo mostrarono a Rampilla. Ella andò dinanzi a lui, e in quello giunse Artilafo, e quando ella si gettò a’ piedi di Guerino, gli disse: — Bene sia venuto il