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214 | guerino. |
Affricani si debbono ricordare, che non è molto tempo, che il re Agolante di Affrica passò in Italia contro Carlo Magno con il suo figliuolo Almonte, il quale ruppe con sette mila cento mila Affricani, secondo che in Costantinopoli udii leggere. E io ancora ho veduto, con la grazia di Dio, tanti di costoro che con poche persone hanno vinto una infinità di gente». Disse ancora Guerino per confortare Artilafo: — Io mi vanto di combatter con duecento mila». Allora messer Dionino affermò il suo detto, e vantossi di combattere con cento mila. Allora rise Artilafo, e prese tanto conforto nella franchezza di costoro, ch’egli si accese tutto d’ardire, e rispose: — Io sono certo che la vittoria è nostra, e però voglio che Guerino abbia la fatica di tutto l’esercito», e gli diede il bastone del comando; allora Guerino chiese ad Artilafo come aveva nome il nemico, ed egli disse: — Validoro è, ed è signor di Tripoli, di Barbaria, e di Galis e di Salvier fino al monte Gordis, ond’esce il fiume detto Inosa. Appresso quel monte sono molte città, cioè Dispeta, Tarcomana, Arseri, Aerdagnu fino al lago di Mateb, dov’è la città di Cesips perfino nella deserta Affrica di Sardena».
Udita il Meschino la gran signoria di Validoro, molto si maravigliò, e disse: — Se questa gente non fossero bestie, sarebbe d’avere paura di loro. Benedetta sia la fama di Pompeo, che disse: Combattiamo con le bestie di Affrica, e come bestie li tratteremo!» Fece chiamare una spia che aveva portata la nuova, e dimandò di Validoro, e come la sua gente era ubbidiente al suo signore, e se fama nessuna era tra loro di Artilafo. Ed a Guerino risose: — Vi viene con lui una sorella chiamata Rampilla, la quale viene solamente per la fama che ha udito del Meschino, che si dice tra loro, che egli ha uccisi due sì arditi e valenti fratelli Almonido ed Artilaro. La gente sua non ha alcun ordine, essi non sanno che cosa sia obbedienza, ma si fidano nella moltitudine; fama è tra loro che Artilafo con ragione combatte contra i Mori che a torto gli avevano tolto la sua signoria, e la maggior parte viene mal volentieri, e molti dicono che Guerino taglia gli uomini per mezzo, e che a’ suoi colpi non è riparo, e la maggiore parte hanno paura». Allora si fece gran parlamento, nel quale si diede a Guerino il vanto