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capitolo xxiii 213

si levarono a rumore, dicendo: Viva Artilafo! Come fu giunto, e fatto signor del lago e della città, prese i due castelli con grande allegrezza, e tutto il paese; poi presero tutte le montagne senza troppo battaglia, che di volontà ogn’uomo si rendeva, e prese la signoria della città e del monte Granus; e mandò ambasciatori ad una città la qual era sopra la riva del mare chiamata Moscia. Dissero quelli di quella città che volevano che egli pigliasse tutto il paese per vendetta d’Almonido e del fratello; onde a furore le posero campo, ed in cinque dì fu presa, e morti quanti eran dentro, arsa e disfatta sino alle fondamenta. Finito di conquistare questo paese, andarono nella Morea per le parti di Libia. Andarono al monte Aguna, Pino, Canfar, circa al quale erano stati anni dieci, poi presero Candelo, e molte provincie si rendettero sino al monte Agiama, dove era gran quantità di serpenti, e dove comincia il grande deserto di Libia, che va verso il mare di Rena, e tiene da Babilonia sino a Marocco di ponente, secondo il mare della Rena, cioè di Libia calda in Europa, e di là da queste parti verso ostro non si può abitare per i gran caldi. Ha duecento miglia, e perchè egli è il mare di Sabia, del quale non si sa la fine; a questo mare, dice il Meschino, volgemmo e tornammo indietro al mare Libico, e ponemmo campo ad una città più verso la terra chiamata Philofila, la quale si rendette senza battaglia; poi ponemmo campo a Contropoli.

Dopo posto il campo alla città di Contropoli, la quale era molto grande e piena di popolo, intesero che gente dalla parte di Affrica veniva, la quale dicevasi esser quattrocento mila. Per questo molto si contristò Artilafo, ed essendo con il Meschino a parlamento, disse: — Non so come potremo ripararci da tanta gente, imperocchè la nostra non è più di cinquantamila, e temo molto più la forza del loro re, che la moltitudine, il quale è il più franco uomo di tutta l’Affrica, ed è molto crudele». Rispose il Meschino: — L’uomo forte e fiero ha sapienza e prudenza; e per moltitudine non temete che non ci vinceranno; io mi ricordo aver lette l’istorie antiche; che Abramo con cento pastori vinse i Filistei, che erano otto mila; così fu vinto il re di Persia, e Cesare in Tessaglia vinse Pompeo. Ancora gli