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CAPITOLO XXII.


Tutti e tre i cavalieri cristiani giurano di non abbandonarsi l’un l’altro, e incominciano la guerra contra i due fratelli Almonido e Artilaro.


N

el quinto dì, dice Guerino, io era appoggiato ad una finestra della camera, e poneva mente come il campo dei nemici era ordinato, quando chiamai messer Dionino, e così gli dissi: — Per mia fè queste genti stanno così male in ordine, che se io avessi cento cavalieri cristiani, armati bene a cavallo, come io ne ho già avuto diecimila, mi darebbe il cuore di romper tutto questo campo». Allora dissero che nella seguente mattina, prima che il sole apparisse, anderebbero armati fino a mezzo il loro campo, e mentre che stavano a ragionare, sopraggiunse Artilafo, e disse come aveva per una spia, che nel campo s’aspettava Artilaro fratello di Almonido, che era molto più fiero e più grande di persona che Almonido, e disse ad Artilafo: — Prima fa una compagnia che sia fidata a Dio, e non aver paura di Artilaro, che noi abbiamo speranza in Dio, e lo caccieremo dal mondo», e con questo patto tutti tre si impalmarono, e quando fu dì, dissero le orazioni a Dio, si armarono l’un l’altro, e montarono a cavallo con le lancie in mano. Quei del campo non facevano ru-