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198 | guerino. |
che trovasse passato il deserto di Libia. E partiti di qui passarono per due villaggi, ove era molto bestiame, e dove ebbe buona ventura.
Quando si partirono dalla città di Mescia, dopo due giorni, su l’ora del mezzo dì, sentirono gran rumore dei paesani. Il Guerino dimandò che voleva dire quel gran rumore, gli si rispose: — È una nave di cristiani che ha percosso per fortuna in ispiaggia». Ed essi corsero subito con loro per veder la nave, e nissuno n’era campato, ed era tre giorni durata la burrasca con gran tempesta di mare, e di vento, e tre navi di gentiluomini inglesi che andavano al S. Sepolcro di Gerusalemme sforzate dal vento percossero a terra. Quando giunsero essi erano tutti morti, salvo un cavaliere che si teneva in mare, attaccato ad un pezzo della rotta nave, ed era nell’acqua sino alla cintura, con la spada in mano, ed aveva uccisi quattro di costoro ch’avevano voluto accostarsi a lui. Quando il Meschino vide costui in tanto pericolo, e che s’ingegnavano di saettarlo e lanciargli dardi, tanta pietà gli venne di lui, ch’egli lagrimò pensando di sè medesimo, e pensò che il Santo Evangelio dice: Ama il tuo prossimo come te medesimo; e disse tra sè: se io non aiuto il prossimo, come aiuterà Dio me? e cominciò gridar a quella canaglia: — Fatevi indietro, egli si renderà, e donategli la vita». Quella gente cominciò a minacciar lui. Per questo s’adirò il Meschino, dicendo: «O gente villana, superba, e senza legge», e trasse la spada urtando tra loro con il cavallo, e gettonne dieci per terra come il leone nella turba delle pecore, e così ruinò questa canaglia cacciandoli dal campo. Poi tornò alla rotta nave, e chiamò quel cavaliero che venne verso di lui; dissegli allora l’altra guida: — O Meschino, tu hai fatto male ad uccidere gli uomini. — Male hanno fatto eglino prima uccidendo uno dei nostri!» rispose il Meschino. Poi andando verso quel cavaliero, ei si gettò in ginocchioni, ed a lui si raccomandò, dicendo: «Lodato sia Dio ch’io non sarò prigione di villani, ma di un cavaliero». Guerino gli dimandò come aveva nome, e donde egli era; l’altro rispose:
— Io ho nome Dionino, e sono inglese di un’isola che è in ponente, ed è chiamata per antica Bretagna, ed ora si