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anche intesa di secreto amore col giovine vincitore, che a quel tempo era celebrato per uno fra i più prodi cavalieri della nobile schiatta di Borgogna, fecela tanto coraggiosa da non fuggire dinanzi all’inimico, il quale va a deporre la spada a' piedi della sua dama, le bacia il lembo della veste, le si confessa schiavo per la vita, prendendola per sua donna. Milone non fu meno allegro del conquisto di Fenisia che della presa di Durazzo. Poco tempo dopo egli divenne signore di tutta l'Albania, del che fu grande allegrezza all’Italia non solo, ma perfino in Francia ed in Borgogna.

Milone fatto signor di Durazzo e delle parti d’Albania, fece tostamente battezzare sua moglie Fenisia, la quale fu amica di Dio, e piacevale molto la fede nostra. Il secondo mese, come piacque a Dio, la s’ingravidò di un figliuolo, e partorito lo battezzò facendogli porre nome Guerino, ch’era il nome dell’avolo di Milone. Guerino fu il figliuolo di dolore. La madre dettelo in guardia ad una gentildonna, la quale era stata balia della bella Fenisia. Avea nome questa donna Sefferra, ed era d’una città di Grecia chiamata Costantinopoli. Faceva essa lattare il figliuolo a molte balie, e per stare in grazia era molto sollecita nel suo allevare. Per la nascita di questo fanciullo si era fatto festa a Durazzo e nella Puglia; chè bellissimo era e di molte speranze. Chi avrebbe or detto che tanta felicità dovesse avere sì corto giro, e che la fortuna fosse per volgere contraria a colui che avea segnalato il suo valore nella più difficile intrapresa contra i Turchi, i quali erano allora rovinati pressochè sopra tutta la cristianità!

Il putto aveva appena due mesi, che Milone perdè la signoria per mala guardia, dopo che i due fratelli, i quali avevano perduto Durazzo, si erano fatti a trattare secretamente cogli Albanesi. In tempo di notte entrarono essi in Durazzo con molta gente, uccisero i Cristiani, e presi Milone e Fenisia, dissero loro come ne sarebbero morti tutti e due. Ma fatto consiglio deliberarono di tenerli prigioni, dicendo: «Egli è del sangue real di Francia, chè se il re di Puglia o altri ne facesse guerra, trovando lui vivo potremo aver miglior parte che se lui e la donna fossero morti». La cosa essendo così stabilita, Milone e Fenisia stettero in prigione trentatrè anni, tanto che il loro figliuolo Guerino ne li cavò.