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192 | guerino. |
passione di sè stesso quando pensava quanti pericoli aveva passato. E non si potrebbe dire quante città e castella sono su pel fiume, per ogni lato tra Babilonia e Alessandria; sono ricchi e bei palazzi, e pensi ognuno quanti ne sono in fra terra! tra le quali città vide Sol e Larmir. Poi entrati sul mar d’Ales, e navigando dimandò del paese di Egitto quanto era del fiume al mar di Sabia ovvero mare di Libia arenoso, e gli fu detto che dal fiume al mar di Libia, cioè mar Arenoso, erano duecento miglia de’ liti secchi, aridi, e vi erano le gran montagne chiamate monte Trobio di Libia, le quali hanno in lunghezza settecento miglia, e se queste montagne di Trobio non fossero, tutte queste parti di Trobio sariano perdute per il mar della Rena. In mezzo di queste sono due regioni d’Egitto, cioè Media ed Etiopia Libis; questa Media è detta così perchè è in mezzo del Nilo e delle montagne: e l’altre due regioni di Tragondasca e Libiconia, con tutto che sieno sotto le montagne sono mezzo perdute per la fortuna della terra. In questa regione detta Etiopia, è la gran città di Pisibona, che ha in sè un pozzo chiamato Meredo appresso al monte Libici, detto Libicon. Così navigando e ragionando giunsero in Alessandria.
Giunse sul mar d’Egitto alla città d’Alessandria, che è posta sopra esso e sopra il primo ramo del fiume verso l’Asia, appresso a Damiata cento miglia, e dove entra il fiume Nilo in mare, per otto parti, e fa molte isole. Per tal mezzo in questa terra di Alessandria vanno molti mercadanti di Francia, Spagna, di Provenza e di Sicilia, di Alemagna, d’Italia, di tutta l’Europa e Soria. È picciola terra tutta piana, e vi sono molti forestieri; ma più sono quelli della terra, bestialmente nati tanto uomini come femmine, disonesti nel parlare, nel mangiare e in vestire, dati tutti alla lussuria e ad ogni altro cattivo vizio. Quivi trovò Enidonio figlio d’Epidonio di Costantinopoli, con cui egli era allevato, che aveva una nave ch’era sua con molte mercanzie. Guerino gli fece gran festa, e gli dimandò dell’imperatore di Costantinopoli, e d’Alessandro suo figliuolo, e se i Turchi da poi ch’ei si partì gli avevano fatto più guerra. Rispose di no, ma che avevano ben avuto paura quando il re Galismarte andò contra i Persiani, dove fu sconfitto e morto egli e