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capitolo xx. 189

rebbe meglio cacciarlo, o farlo morire, acciocchè il reame stesse sicuro.» Si levò in piedi il re Buono Ridone, disse che questo era buon consiglio, e che si mettesse ad esecuzione. Si levò il re Calimon, re novello di Arabia Petrea, e disse ch’era gran male che questo si facesse, che gli dèi si sdegnerebbero, e che egli dovea esser rimeritato del suo buon portamento. Allora si levò il re di Polismagna in questo modo parlando: — O nobilissimo Soldano, la nostra legge comanda che la fatica sia pagata al mercenario, e chi non lo pagasse caderebbe nel bando della Varcella, come anco comanda che chi beve del vino debba esser gettato in una fossa d’acqua; ma voi non solamente cercate di non premiare le sue fatiche, ma cercate di torgli la vita, e questo perchè ne ha fatti ricchi. Ora questa crudeltà e quest’iniquità, questa ingratitudine, quest’ira e quest’invidia, onde nasce? Ora non è questo il nostro capitano che ci ha fatto vincere gli Arabi? O nobil re e signori, ricordatevi ch’io l’ebbi in prigione, e non lo volli sentenziare, avendo uccisi settanta pastori, egli ora c’insegnò a vincer gli Arabi, e guardate che gli Dei non si irritino contro noi. Pigliate miglior consiglio sopra i fatti suoi.» Quindi parlò un referendario del Soldano, ed aperse una lettera ch’aveva mandata il Meschino con le teste de’ capitani arabi, significando la vittoria ricevuta in questa forma, perciò diceva ch’era degno di morte.

Tenore della lettera mandata da Guerino.

«Al re d’Egitto e de’ sette principali reami, significando tranquillità e trionfal stato, notifichiamo la ricevuta trionfale vittoria: della quale non poco, ma molto dubitaste, e tanto fu il vostro dubbio, che spaventato da noi vi partiste. Vi fece paura la gran moltitudine, onde non credeste vincere, ma io povero mi fidai solo nel mio Dio somma Trinità, Padre, Figliuolo e Spirito Santo, e con sette re di corona e duecentomila uomini d’Egitto ho vinto la superbia degli Arabi, e le due teste dei superbi capitani vi mando, i quali per dispregio di me e degli altri re d’Egitto, mi mandarono un Nacarino per ambasciatore, sentenziandomi per ladro con gli altri re, e minacciando di mettermi