Pagina:Andrea da Barberino - Guerino detto il Meschino, 1841.djvu/246

184 guerino.

rono una lettera facendosi beffe di lui, e per disprezzo gliela mandarono per un nacarino o buffone. Come l’ebbe in mano, il Meschino la diede a un antico vecchio barone, e disse: — Leggete, che ogni uomo intenda». In questa forma era espressa la lettera: «A noi è manifesta la tua venuta, e come il Soldano ti fece trarre di prigione dove tu eri, per ladrone degno di esser messo in croce, e non fece giustizia, perchè la giustizia ti dovevano far gli Arabi i quali devono signoreggiare l’Egitto, e te con gli altri signori e baroni porremo in croce come proprio ladroni.» Come ebbe compito di leggere, tutti i re e baroni furono pieni di paura, per le minaccie degli Arabi; il Meschino cominciò a ridere dicendo: — Si fanno più beffe di loro medesimi», e in questa forma cominciò a confortar i baroni, dicendo: — O nobili principi, re, duchi, alti signori, fugga da voi la paura; senza fallo Dio ci darà vittoria di questa superba gente, perocchè il più delle volte colui che fa poca stima del nemico riman perdente: chè non si vincono con minaccie le battaglie. Chi ha forza di farci signori se non gli ordinati modi di Dio conceduti alla potenza della fortuna, alla quale siamo tutti sottoposti, più o meno, secondo le operazioni ed il voler del dispositore? A due cose tutti siamo eguali, per legge universale della natura, la quale è sottoposta alla fortuna in alcuna cosa, cioè in nascere ed in morire. Ma chi è colui che in questa ruota della fortuna confidi? niun può dir che sarà se non sol Dio, il quale sa il presente ed il passato ed il futuro. O signori d’Egitto, questa non è la prima volta che avete vinto il nemico con capitan d’altra legge, conciossiachè Mosè era giudeo, e gli Egizi lo fecero capitano contro Troapati, comandamento degli dèi; però, che se con un capitano cristiano dovete vincere, io sono cristiano, e voi ci chiamate Franchi per la nostra franchezza e libertà, che abbiamo noi nella nostra fede. Se voi conosceste chi io sono, niuna paura sarebbe in voi, e crediate, che in me non è paura degli Arabi; io voglio che col loro mezzo mandiamo loro a dire, che noi faremo la risposta con la spada in mano.» E comandò alle sue schiere in punto di farne tre; la prima diede ai due re, cioè Albanico della Morea e Potidonos di Arabia, e a molti duchi, signori e baroni, e diede a loro diecimila Saraceni; la