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ebbero paura. Avuto inoltre sentore come i nemici venissero a Durazzo, Napar mandò tosto un messo al fratello Madar pregandolo di soccorso. Nel mentre apparecchiatosi con assai gente da cavallo e da piedi, uscì di Durazzo, e venne contra Milone con una forza di ventimila tra cavalieri e pedoni. Ed un campo appressatosi all’altro, si ordinarono d’entrambi le schiere, preparandosi ciascuno alla battaglia.

Milone fece due schiere del suo esercito. La prima forte di tremila cavalieri e quattromila fanti condusse Lamberto di Pavia. La seconda con cinquemila cavalieri e quattromila fanti, comandò lo stesso Milone. Anche Napar divise in due ale i suoi combattenti, dando il comando della prima, fornita di diecimila tra da cavallo e da piedi ad un Albanese nominato Tiberto, il quale avea una folta e lunghissima capigliatura, ed era sì barbuto, che poco del volto se gli vedea. Grande e grosso della persona oltremisura, portava un cappello di ferro in testa, ed in mano una mazza ferrata, per spada soleva adoperare una scimitarra, ed andava sempre a piedi alla battaglia. L’altra schiera condusse Napar. Queste due schiere nell’appressarsi ch’e’ facevano al campo nemico, mandavano grandi strida, armati e gli uni e gli altri di diverse armi e di mille diversi strumenti da guerra, gli Albani ad usanza de’ Turchi, e all’usanza italiana i Cristiani. Gli Albani aveano poche bandiere, ed a vederli venire pareano gente selvatica, con poco ordine e con gran grido. Il poco ordine è cagione molte volte di dar la vittoria nelle mani al nemico, e far perdere la battaglia. Per questo i Romani anticamente facevano più onore a colui che con ordine avea combattuto, e perduto, che a colui che disordinatamente aveva combattuto e vinto, usando essi dire che buono provvedimento rare volte dovea perdere; mentre all’incontro doveva succedere più facilmente lo sconvolgimento e la rovina.

Appressandosi l’una gente all’altra, incominciarono la battaglia. Tiberto entrò primo nel campo gridando come toro selvatico. Alle quali grida ferocissime i Cristiani si sbigottirono alquanto, e si sarebbero certamente ritirati dal combattere, se Lamberto, prode e valoroso capitano, affaticato non si fosse di farli star saldi alla battaglia, confortando ciascuno con parole piene di entusiasmo e con grandi speranze di gloria. Presa poi una lancia, e con alquanti