Pagina:Andrea da Barberino - Guerino detto il Meschino, 1841.djvu/23


capitolo i. 5

la quale era tenuta per la più bella e vaghissima donzella che in quel tempo fosse al mondo, e di cui erasi egli innamorato in secreto per la gran fama delle sue bellezze. Fu questa la principal cagione che mosse Milone contro gli Albanesi, e sott’ombra di questo stesso amore indusse l’animo del re Guiscardo suo fratello a seguirlo nelle sue intraprese. Perciò partitosi Milone da Taranto andò a Napoli per gente da Guiscardo, e giunto a lui disse l’animo suo.

«Carissimo fratello, disse Milone a Guiscardo, tu sai che gli altri nostri fratelli sono signori di tutto il nostro patrimonio di Borgogna, e noi per grazia di Dio siamo signori di questa parte d’Italia come dataci da Carlomagno, che Dio lo mantenga, e non acquistata dalle nostre forze e virtù, siccome acquistato hanno i nostri antichi. Di noi non sarà fatta alcuna menzione per non aver nulla conquistato. Onde io per tuo e mio onore ho pensato, che con poca fatica noi possiamo acquistar l’Albania, cominciando da Durazzo, isola del mare Adriatico dirimpetto a Brindisi. Ed io in persona vi andrò colla mia gente e con quella che tu mi darai, menando meco il nostro capitano di guerra Lamberto di Pavia, il quale è molto intendente di guerra». A cui il re Guiscardo rispose: «Carissimo fratello, molto mi sarebbe grato di accrescere la nostra fama e signoria; ma la temenza della tua persona mi fa impaurire di non ti perdere. Il principio delle guerre è leggero, il fine è grave e dubbioso. E come noi muoveremo guerra agli Albanesi, è da credere che i Turchi, i Croati, e parte degli Slavi, saranno subito contra noi, e la loro potenza sai tu esser grande». A cui disse: «Io ho già spiato abbastanza come sia l’Albania, e andando a Durazzo sono sicuro di pigliarla in poco tempo». E tanto disse e fece, che condusse Guiscardo al suo volere, di dargli, cioè, licenza di far guerra ai Turchi ed agli Albanesi col soccorso di quattromila cavalieri e cinquemila pedoni.

Milone trasse dalle sue terre altrettanti cavalieri e pedoni, e partitosi con questa gente, passò sopra gli Albani, ed assalì Durazzo con asprissima guerra. Prese due castelli nella prima scorreria, uno chiamavasi Fars, e l’altro Trapal, i quali lasciati forniti di gente e di vettovaglie, si appressò verso Durazzo, andando con tutta l’oste qua e là scorazzando e prendendo tutto il paese. I due fratelli intendendo come era perduto Trapal e tutte le altre terre,