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166 | guerino. |
pre la ragione; in primo cacciò Dio la superbia dal cielo, e tanto dispiacquero a Dio gli scellerati modi dell’umana natura, che coperse la terra d’acqua per il diluvio, e solamente quelli dell’arca riservò, perchè essi erano netti di tanti peccati, quanti regnavano nel mondo. E per la superbia di Nembrot venne la division delle lingue, e per il peccato contra natura sommerse ed arse Sodoma e Gomorra, e tutti questi peccati sono entrati in questa generazione de’ Cinamoni, e per questo Dio sarà con noi in nostro ajuto. Non temete, ch’io perda, nè v’assicurate ch’io vinca; benchè io abbia tanta speranza in Dio, per le sopraddette ragioni, che mi darà vittoria». Per queste parole i baroni presero conforto e buona speranza.
La sera, poi ch’essi avevano cenato, all’ora che si suol andar a dormire, il Meschino fe’ trovar tutte le sue arme, perchè la luna era levata, e mentre che si armava, gli fu fatto sapere, che il suo avversario Galafar era uscito dalla città armato sopra un gran cavallo. Il Meschino subito montò sul suo, e disse ai baroni: «se la fortuna mi fosse contraria, e che io perdessi, non vi movete niente per mio soccorso neppure con un solo armato, chè la sarebbe codardia; ma poi che io fossi vinto, fate assediare la città, d’ogni parte che non possano aver soccorso». Poi si raccomandò a Dio, pregando che gli desse grazia di trovar suo padre, e la sua generazione; e lo pregò che gli desse questa vittoria per sostentamento di tutti i cristiani. E fattosi il segno della santa croce ed imbracciato lo scudo, con l’elmo in testa, e la lancia in mano, andò verso Galafar avendo lasciato da lui un poco discosto mille cavalieri, per temenza di quelli ch’erano nella città, onde non gli facessero oltraggio. Galafar al lume della luna non parlò, ma spronò il cavallo, e si mise la lancia in resta. Guerino sentendo il correre di Galafar, andò verso lui con la lancia su la testa, e dieronsi due colpi terribili, e ruppersi le lancie addosso: ma Galafar rimase alquanto ferito nel petto. E rivolti i cavalli misero mano alle spade; la spada di Galafar era molto grande, come le scimitarre de’ Turchi, e giunti l’uno all’altro, Galafar diede un gran colpo al Meschino, che lo fece tutto stordire. Galafar gli volle correre addosso per dargli un altro colpo,