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capitolo xiv. 143

modo: «Carissimi fratelli, molto mi duole che siate ingrati contra i cieli de’ beneficii ricevuti. Credete voi che io vi conduca senza buon consiglio? Ma non è lecito che il capitano dica i suoi segreti ad ogn’uomo, perchè quel ch’ei vuol fare non giunga all’orecchio del nemico. Chi mi assicura che in questo campo non vi sieno spie del re Galismarte? Credete voi che io mi sia mosso con grande oste per fare questo cammino indarno? Certo questa andata sarà morte e disfacimento dei nostri nemici. Però senza paura cavalcate e seguite le bandiere del nostro Soldano. Benchè la via ci sembri un poco faticosa, non passeranno quattro giorni che voi sarete tutti ricchi del tesoro de’ nemici».

Così li confortò, e fece comandamento che sulla mezzanotte vegnente, senza suonar istrumento alcuno seguitassero le bandiere. Giunta la notte, si mosse subito tutta la gente senza timore, e nel muoversi venne un cavaliere di Darida, e diede un breve al Guerino. Il breve diceva che i Turchi erano a Darida, e mettevano il paese a fuoco. Guerino non disse niente, continuò il suo viaggio, e nel giorno seguente a ora di vespro giunse a Persepoli. Come quelli della città videro l’insegne de’ Persiani, levarono rumore, corsero per la città, e furono morti ottomila Turchi. Così prese Guerino la città senza un colpo di spada, e comandò subito a’ cavalieri e a tutti i Persiani che andassero dietro al campo de’ Turchi. Nella mattina seguente fece la scelta di ventimila Persiani, i quali presero tutta la vettovaglia del campo de’ Turchi, e il terzo dì ritornarono a Persepoli ricchi di vettovaglie e di carriaggi. Saputo al campo dei Turchi che Persepoli era presa e tutte le vettovaglie e carriaggi, tanta paura entrò nel campo loro, che la notte seguente fuggirono sessanta mila Turchi. Ma il re Galismarte ardito, con furia, e senz’ordine, tornò verso Persepoli non curandosi d’altro consiglio.

Non era ancora entrato nel territorio di Persepoli, che la novella fu portata al Guerino, che i Turchi erano mossi da Darida per tornare a Persepoli; perciò il Guerino fece radunare tutti i baroni persiani, chiamò Parvidas, l’oste e Moretto, e feceli ratificare come era stato a Persepoli in persona, e aveva