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capitolo xiv. | 139 |
vano: «Che può essere di Finistauro?» altri dicevano: «Forse egli è tutto tagliato a pezzi;» il Guerino diceva fra sè stesso: «Voi siete esauditi!» e camminò tutta notte fra questa gente. Guerino sentiva la gente che era fuori della città a far gran rumore e beffe di quelli ch’erano stati rotti, e che ritornavano dicendo: «Andate voi a combattere cogli dèi, che il capitano degli Indiani è figliuolo del dio Marte», e questa voce già era tanto sparsa, che le genti di Turchia cominciarono ad aver dubbio della battaglia. Giunto a Persepoli ad un albergo fuori della porta, pregò l’oste che gli desse alloggio, ed ei rispose di non potere, chè l’albergo era pieno di soldati. Lo pregò un’altra volta che lo accettasse, e l’oste che aveva un lume in mano, lo guardò, e parvegli che il Meschino non fosse Turco, per cui gli disse di venire con lui, e menollo nella propria camera, dov’era la sua donna e una sua figliuola molto bella. L’oste vedendolo meglio, si accertò che non fosse Turco, onde mandate le donne in altro luogo, domandò s’egli era stato alla battaglia, ed ei rispose di sì; disse l’oste: «È vero questo che dicono costoro, che il capitano degli Indiani sia figliuolo degli dèi? Rispose Guerino: «Non è vero, imperocchè io l’ho veduto, ed è quasi della mia grandezza, e uomo mortale come son io». Disse l’oste: «Sapete voi che sia avvenuto di Finistauro?» Guerino si strinse nelle spalle, e l’oste fece chiamar la figliuola, e portar da mangiare, e da bere del zibello, perchè non vuole la loro legge che bevano vino. Questo zibello si fa d’acque con spezierie, e con uve secche macinate. La figliuola prese a molto guardare il Meschino, onde suo padre mandolla in un altro luogo, e si fece a parlare con lui della dominazione di Galismarte.
Gli disse come la gente del re Galismarte disfaceva il paese che altri aveva fabbricato: poi soggiunse: «Quando Finistauro andò contra i Persiani, io fui rubato, e quando mi lamentai fui beffato; così non possa egli mai tornare!» Subito si avvide egli aver mal detto, ed ebbe paura. Guerino lo assicurò, e disse: «Non vi fa il re Galismarte buona signoria?» ed ei rispose di no, che la città era mezza in preda: e mentre che diceva queste parole piangeva amaramente. Per questo Guerino con poco di conforto disse fra lui: Io sono ben arrivato per la gra-