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134 | guerino. |
chiamato Finistauro contra sì pochi Persiani. Ed usò ancora dire, come il re Alessandro Magno aveva vinto tutti i Persiani e l’India con quaranta mila Turchi. Quando il Meschino sentì tutto questo, fece armare tutti i baroni di Persia, che per tali cose erano impauriti, e parlò a loro in questa forma: «Noi abbiamo da lodare gli dèi, che i nemici facciano poco conto di noi, mentre all’incontro noi facciamo grande stima di loro, e solo per questa ragione la vittoria sarà nostra. La ragione è questa, che noi varremo per tre di loro, perchè chi non stima il suo nemico, non fa buona guardia, ma colui che teme sta sempre avvisato, e fa buona guardia; e udito che d’una gran forza hanno fatto due parti, ci daranno più sicura la vittoria. E noi comincieremo a battere i primi, poi i secondi». Tutti i baroni furono del parere del Meschino, e nella seguente mattina, ordinate le schiere, uscirono fuori di Darida. Venne allora un messo di Persepoli che diede un breve al Meschino, il quale diceva: «V’avvisiamo, che dovete tosto affrettarvi alla battaglia, imperocchè il re Galismarte è stato consigliato che seguiti il figliuolo per pericolo della dubbiosa battaglia, e che egli fa mettere in punto tutta la gente con quattro altri figliuoli, con dieci re, e duecento mila Turchi per venirvi contro da Persepoli».
Il Meschino affrettò subito d’ordinare le sue schiere in cinque parti, e mandò la prima schiera comandata da Tenaur incontro al nemico. Udito il Meschino che la battaglia era già cominciata, passò per tutte le schiere confortandole a combattere, e vide come alcuni cogli occhi rivolti al cielo, le lancie ficcate in terra, e il viso scoperto dimandavano che quel Dio che adoravano, loro desse vittoria, chi facendo voto di sacrificare, chi d’innalzar templi. Il re Aginapar capo d’una schiera, voltato verso levante adorava, e Guerino si volse verso ponente; per cui Aginapar gli disse che egli non adorava francamente. Il Guerino risposegli: «Se le cose del cielo e della terra sono poste sotto un Dio, non monta niente adorar più col volto ad una parte che all’altra, quando s’abbia l’animo rivolto a Dio». Aginapar nulla intese di quelle parole, e si volse verso il campo co’ suoi cento cavalieri, dicendo come il Guerino era un uomo mandato da Dio in aiuto de’ Persiani, e che era figliuolo di