Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
capitolo xiv. | 133 |
poi mandare per aiuto. E così fu deliberato di fare. L’Almansore mandò per tutta la Persia cavalieri e messi, che gente apparecchiassero, e accordaronsi più di cento signori di fare compagnia al Meschino, armati contra i Turchi. Fu fatto perciò grande onore al Meschino, e la damigella venne raccomandata alla regina maggiore, imperocchè è usanza dei Saraceni di tener molte mogli. Il soldano ne aveva più di duecento, ma ne aveva una incoronata, ed a quella fu mandata la bella Antinisia, per la quale il Meschino aveva tolto così grande impresa contro i Turchi, perchè ne era già stato preso d’amore.
In corto tempo si adunarono a Lamech dodici re di corona, e cento mila Arabi armati, e quattro migliaia di persone persiane. Quando il Meschino vide tanta gente, disse al soldano: «Tanta moltitudine assai volte fa perder le battaglie, e molti si gabbano». Prese egli l’incarico di esserne il capitano, e di essere il campione della donzella reale, come si era offerto e vantato.
Il terzo dì fece ordinare la mostra, e scelse quella gente che a lui piacque, e ne fece tre schiere. La prima fu di ottantamila, la più pulita gente del campo. La seconda fu di centomila più valorosi di quelli, e per sè tenne una schiera di settanta mila de’ più valenti, dicendo: «Con questi vincerò, con tutti perderei: se manderò per gente, mandatemi quegli altri in due volte». Fu il Meschino lodato per savio consiglio, e apparecchiata gran roba, circa mille cariche, e molti cammelli carichi di vettovaglie e di trabacche e di padiglioni, partì da Lamech con dodici re di corona, e con ottantamila cavalieri; e tutta l’oste prese il viaggio verso Persepoli.
Passate molte città, Guerino mandò innanzi molte spie per intendere come i Turchi erano forniti, e come ordinatamente si portavano all’arme. Si riposò ad una città chiamata Darida, appresso Persepoli cinquanta miglia, e quivi rinfrescò la gente per alquanti dì. In questo mezzo alcuna delle sue spie tornò, e disse come altre spie avevano fatto sapere al re Galismarte, che erano essi venuti a Darida, e quanta gente erano. Dissero poi come quel re aveva fatta poca stima di loro, disdegnando di venire con cento mila Turchi comandati dal figliuolo di lui