Pagina:Andrea da Barberino - Guerino detto il Meschino, 1841.djvu/179


capitolo xiv. 131

due figliuoli maschi e questa femmina. I Turchi che sono sotto la signoria del re Galismarte, gli sono venuti addosso con trecento mila uomini armati, ed hanno ucciso Finistauro coi due figliuoli, e presero la città di Persepoli, e tutte le terre di Persia sul fiume Tigri in fino al fiume Ulione. E non è maraviglia che il re Galismarte ha tanta potenza, imperocchè egli è signore di Damasco, e tiene l’Assiria, la Giudea, la Palestina, l’Armenia, Media, Sicilia, Panfiglia, Laconia e Trabisonda, ed un suo fratello nominato Astiladoro tiene il resto della Turchia. Dopo che fu morto il nostro re, se noi non avessimo campata questa fanciulla, la sarebbe mal capitata. Sappiate ora che i Turchi subito verranno per la felice Persia ad armata mano contro di voi, se voi non riparate. Dunque vi sia raccomandata questa fanciulla, che se per vostro aiuto non è vendicata conviene che ella vada mendicando pel mondo. Ella, come scacciata, si raccomanda a voi, che siete nostro soldano di Persia».

    alti, lunga quattro leghe, e larga due miglia. Si osservano ancora le rovine dei superbi edifizi che abbellivano quelle alture. Sono ancora osservabili le mura del palazzo degli antichi re di Persia, detto Chil Ulinar, ossia quaranta colonne.
    Egli è una maraviglia, come ce lo descrisse il signor Le-Brun e Giovanni Chardin, e rivelano la magnificenza persiana. Le processioni che sono disegnate ne’ muri, i vasi, e gl’infiniti geroglifici hanno fatto credere che questo fosse un tempio di Numi. Checchè sia, queste figure s’accordano molto cogli abiti degli antichi Persiani. Questo palagio chi lo vuole edificato da Ciro, chi da Dario, chi infine da Serse. Questo superbo edificio veniva circondato da tre muraglie, delle quali la prima giugneva all’altezza di sedici cubiti, come pure la seconda e la terza veniva formata in guisa di quadrangolo dell’altezza di sessanta cubiti, tutto di marmo. Ne’ quattro suoi lati v’erano porte di rame, presso cui si vedevano certe cortine a palizzate dello stesso metallo, alte venti cubiti, e levate a questo segno per recare spavento a coloro che le guardassero ad Oriente. Alla distanza di circa quattrocento passi v’era un monte dove si seppellivano i re, perciò detto Monte Regio. Siffatti sepolcri erano scavati nel mezzo della rupe dove si eran formati molti appartamenti senza alcun passaggio, poichè le casse de’ cadaveri si collocavano dentro con certe macchine.
    Alessandro fu quello che appiccò il fuoco al palazzo per consiglio di Taide. Gli scrittori dissentono fra sè se allora fosse stata anche annichilata la città, oppure solo saccheggiata. Però Curzio dice: «La città di Persepoli non fu ristorata nè rifatta; nè di essa restò pedata ed orma, onde si potesse conghietturare ove si fosse stata ella mai, salvo il fiume Arasse che scorreva presso ad essa». I soldati di Alessandro passarono a fil di spada tutti gli abitatori, e riportarono via una quantità di tesoro. Alessandro dovette farsi somministrare dalle vicine contrade i muli e le bestie da soma, tra le quali oltre a 3000 cammelli per trasportarne il bottino, fra cui Ti erano 120,000 talenti d’oro.
    Vedi ora la confusione dei principii degli scrittori del medio evo, l’amalgama delle idee religiose, e la crassa ignoranza in cui erano del mondo antico e del nuovo.