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capitolo xiii. | 125 |
no: «Renditi a me e farotti signore di una bella città, e ti salverò la vita per il tuo valore. Imperocchè dee l’uomo valente onorare le promissioni degli dèi, e forse per questo gli dèi ti aiuteranno». Il Meschino rispose in questo modo: «Tutte le cose son fatte al governo dei cieli; quale stoltizia è quella di contraddire alle cose fatte dal sommo Fattore? E tu, cane, senza fede, pieno di pessima invidia, perchè in presenza di tanti migliori di te, contrastare alle sacrate cose della fortuna?» A queste parole Tenaur adirato si mosse contra il Meschino con tutta quell’ira con che è solito mostrarsi colui che con superbia e senza ragione contrasta alla verità. Tenaur percosse il Meschino, il Meschino gli rendette la pariglia; quegli tornò ancora sopra di lui, e questi, temendo che egli non fosse più valente che non era, spinse verso di lui il cavallo animosamente, e con ambo le mani gli menò addosso la spada per dargli la morte. Il suo cavallo si drizzò ritto con tanto impeto che spezzò la testa al cavallo di Tenaur. Questi rimase in piedi, onde il Meschino arditamente saltò in terra dal suo cavallo, e colla spada alla mano gli andò contra. Tenaur vedendosi a brutto fine, tutto impaurito si gettò ginocchioni, e domandò al Meschino di grazia la vita, dicendo: «Ho fallito contra di te e contra gli dèi, e sopra tutto contra Apollo». Il Meschino, che pensò di non essere in luogo da farlo battezzare, donogli la vita a condizione che dicesse dinanzi all’Almansore di aver fallito, e si chiamasse mentitore e falsificatore della verità. E così Tenaur gli giurò di fare. Senz’altro comandamento Tenaur si mosse a piedi, ed il Meschino a cavallo, e venuti fino alla scala del palazzo, questi smontò, e menò l’avversario dinanzi all’Almansore ed all’argalifo il papa, e postosi ginocchioni, si chiamò reo in quello che il Meschino voleva, per avere la vita da lui.
Poi il Meschino cominciò a parlar alto: «O alto imperatore, che stoltizia è di molti che vogliono giudicare i fatti del cielo empireo dove il gran Dio ha posto la sua sede, del cielo dove riposano i suoi eletti, del cielo di Giove, Saturno, Marte, Apollo, Venere, Mercurio, e della volgente Luna? Considerando come è difficile a conoscere il poco spazio di questa parte già eletta ad essere abitata e calpestata coi piedi, come potremo