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capitolo xiii. 123

Ponedas condusse il Meschino innanzi all’Almansore di Persia, ed in presenza di molti baroni gli s’inginocchiò davanti, e disse: «O magno imperatore, perchè ognuno che abbia qualche grande allegrezza la deve palesare al suo signore, però voglio che voi abbiate gioia ed allegrezza, come ho io avuto; che a me non parrebbe buono non avendone voi pure la vostra parte. Ora m’udite quel che m’ha detto questo gentiluomo, e quanti paesi egli ha cercato». Allora il Meschino s’inginocchiò all’Almansore, il quale lo fece su drizzare, per cui il Meschino salutollo da parte degli dèi, pregandoli che avessero guardia della persona di lui e della sua signoria. L’Almansore gli disse: «Dimmi franco in che parte tu sia stato». Il Meschino così rispose alla corona: «Questo gentiluomo mi ha fatto onore, ed io gli ho detto le mie fatiche, come ho io cercato la Media e parte della Tartaria, e ciò che io ho fatto in India, dicendogli con quanto fiere ebbi a combattere, e come finalmente sono stato agli Alberi del Sole», e tutto quello raccontò al Soldano che aveva raccontato a Ponedas, ed ognuno maravigliò credendo a quanto egli diceva, salvo un barone, il quale vedendo che gli altri avevano compassione delle fatiche di lui, n’ebbe invidia. Forse la fortuna aveva apparecchiato questo contrasto del cavaliere alle parole del Meschino per fargli maggiormente onore. Mentre adunque eragli fatto grand’onore da tutti i baroni, quel cavaliere si levò e dissegli gran villania, chiamandolo ubbriaco, falso, e che andava truffando il mondo perchè si vantava aver veduto gli Alberi del Sole e della Luna. Il Meschino per queste parole si tenne vituperato, e temendo del luogo dove egli era, inginocchiossi all’Almansore Soldano, dicendo: «Alta corona, quel che ho detto è la verità, e se voi non mi lasciate far torto, io sosterrò con la mia persona che quel che ho detto, è proprio la verità». L’Almansore gli domandò come aveva nome, ed ei per temenza di essere conosciuto, celò il nome usato e pronunziò quello che egli aveva udito agli Alberi del Sole. Perciò disse: «Io ho nome Guerino, cioè uomo di guerra». Il che udendo, molti ne risero. Ma il re assicurò il campo, e disse a lui: «Non temere, chè io sarò tuo campione». Il Meschino allora gettò il guanto della battaglia in terra, soggiungendo: