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passati in Persia, e l’hanno presa tutta; ma che i Persiani non mancano di far ogni sforzo per racquistar il loro reame. Domandò il Meschino s’essi venivano in India; e’ disser di sì, ma che non vi ponno vivere per i gran caldi. Domandò di più se erano Macabei, sicchè mangiassero carne cruda, e disser di no, perchè i Macabei son selvatici, e non hanno legge; laddove coloro hanno molte città, e le maggiori del mondo, tra le quali nominò Sipibus, Zimariani, Pasenetas, Salatas, Anelimarto, Archimora, e in quella Archimora stava il più bel tempo il gran Cane.

Poi andarono verso la gran montagna detta Masarpi, dove esce il gran fiume detto Cancer, e son queste città Ottolan, Choca, Stambo, Toccare, Desiccare, la gran città detta Sarapali, e queste regioni de’ Tartari son chiamate Metropoli. Videro ancora molte altre città, fra le quali Alipadan, Almetra e Vorava. Queste son l’ultime sotto la tramontana e le più fredde, tutte signoreggiate dal gran Cane. Facendo ragionamento giunsero a una città chiamata Aman. Questa città ha un bel porto, ed è ricchissima perchè vi nascono i più fini cotoni del mondo e buona cannella. In questa città ebbe il Meschino co’ suoi compagni per otto giorni la febbre, e guarì in quel giorno che finivano tre mesi da che giunse a Tigliafa, ed in quella malattia fu molto visitato da quelli di Aman. Queste genti son negre, ed hanno grosse labbra, occhi rossi, largo naso e schiacciato, e denti bianchi. Poichè il Meschino e la sua gente furono guariti, partiti andarono a un’altra città detta Caucan, e qui si fornirono di quello che loro faceva di mestiere, e tolsero molti porci vivi a molta maraviglia del Meschino, cui Cariscopo disse: «Senza questi non ci possiam aiutare». Partiti da Caucan entrarono per le selve e pei deserti di Rampa, ultima città della terra abitata verso levante, dove ebbero a soffrir gran fatica per gli animali selvatici che s’incontrarono.

Ben disse il Meschino: «Senza la compagnia che ho avuta, giammai non giungeva in questo luogo a salvamento, e mai non vedeva il padre mio!» imperocchè mentre per questo deserto e selve se ne andava, la terza mattina nel far del giorno furono assaliti da gran quantità d’elefanti selvatici, i quali fecero gran danno alle sue genti, e peggio avrebbero fatto, se Cariscopo messo non avesse cinquanta elefanti tra loro, armati con lancie e saette, i quali