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prefazione. | xi |
poca luce potè derivarne dal sommo Alighieri nella tessitura della Divina Commedia.
Il Guerino è la storia dei fatti che marcano d’un’impronta indelebile il medio evo. Ne trovi la politica, la religione, le costumanze e la stessa scienza; ed io sono d’avviso che moltissima luce si diffonderebbe intorno alla filosofia di quest’epoca importante, guardata finora nel suo tristo lato delle insanguinate fazioni, che vennero a deturpare l’arte del secolo decimonono, senza essere considerata bene addentro nelle ragioni potenti della sua progressione, se non si avesse a sdegno di gettare uno sguardo sopra tutta questa sorta di romanzi, che sono l’espressione viva di un popolo.
A queste brevi osservazioni, che ho voluto accennare per incidenza, parlando del Guerino, mi trasse il pensiero di mostrare come non debbasi stimare affatto inutile la riproduzione delle opere degli antichi scrittori, e per ciò che all’Italia risguarda, credo che la nostra letteratura riceverebbe una spinta incredibile, rendendo universali i primi autori che scrissero in prosa od in versi, fecero il romanzo o la commedia della società.
Per quanto spetta al Guerino, spero d’averlo tolto almeno da quell’abbiezione in cui lo si era da tanti secoli dimenticato; quantunque la difficoltà di un’esatta correzione riuscisse pressochè insormontabile senza mezzi per consultare le biblioteche straniere pubbliche o private, nè le due numerose di Milano somministrando un’edizione conveniente, a cui ricorrere pel confronto. Perciò dovetti contentarmi di presentarlo come meglio poteva, dividendolo più ordinatamente in capitoli che in libri, e aggiungendo alcuna parola del mio per unire un senso coll’altro; per lo che saranno trascorse, lo confesso, alcune parole che non si troveranno nel vocabolario del trecento, del che gli adoratori della forma che in Italia sempre furono molti, me ne faranno gran carico; lascio al buon senno la mia discolpa. Aggiungi che il romanzo incomincia per una genealogia che dovea essere argomento d’un’annotazione; che ho pensato di introdurne alcuna per maggiore dilucidazione dell’opera, e vantaggio di chi legge. Lo dico perchè al nome del Guerino arriccieranno il muso i grandi dotti, nè formerà l’occupazione come al solito che dei fanciulli e delle donnicciuole; a costoro credo di poter riuscire utile in qualche cosa, e me ne vanto. Saranno incorsi alcuni errori, per incuria mia o degli stampatori come Tessaglia in vece di Farsaglia, e nelle molteplici cose di geografia. Ma questi ultimi che sarebbero in numero maggiore, sono piuttosto errori de’ tempi d’ignoranza in cui fu scritto il libro, nè da correggersi. Molte cose ho poi anche tralasciate, e per le troppe ripetizioni, e per una nojosa lungaggine priva d’interesse; massime verso la fine, in cui l’azione dee procedere più viva ed animata. Non ostante questi leggieri difetti, che ho voluto notare coscienzio-