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102 | guerino. |
un muggito, e voltossi per fuggire. Il Guerino allora le tagliò una gamba di dietro, per cui essa cadde a terra, e morì sotto i colpi reiterati del suo nemico. Sappi, lettore, che poscia che morì la predetta bestia, il Guerino le menò colla spada molti colpi sopra la schiena, e mai non la potè macolare, tanto aveva duro il dorso. Disse una delle guide che questa bestia si chiama Centocchio, delle quali molte se ne trovano ne’ deserti indiani, e mai non si potè domesticare. Della sua pelle se ne fanno armature, e fortunato è colui che si può armare di tal cuojo, perocchè riesce invincibile. Hanno esse il corpo come un asino di Soria, la testa come il toro con due corna da caprina. Hanno le gambe come il leone, ed ogni piede un’unghia anche come di leone, benchè il leone ne abbia cinque, e questa non ne abbia che una alla punta, e non cavata di dentro. La schiena hanno arcata come il delfino, e il mezzo della schiena vuoto a modo di mascella. Sono senza denti, e colla mascella di sopra, e così di sotto, tutto di un osso, ed è solita a pascersi di erba. Di questi animali ve ne hanno assai in India, e dissero le guide che quella era in amore, epperò aspettava di combattere.
Morta quella bestia, cavalcarono verso la regione abitata dai Picinagli tartari, che raccolgono il pepe, e cavalcando trovarono molte noci di quelle che noi diciamo moscate, le quali nascono come fra noi le nocelle, ed è così odorifera questa foglia fresca di fuori, come la noce al di dentro. Trovarono ancora noci grandi e grosse più che uova d’oche, le quali noi d’Europa chiamiamo noci d’India. Videro ancora la montagna Vespericus, e la sua natura. Di là giunsero alla città Selepura, dove le genti sono meno selvagge, negri e piccioli di statura, doviziosi di biade e di bestiame, e molto ignoranti delle cose al di fuori, perocchè assai maraviglia facevano di quegli stranieri. Passata questa arrivarono in tre giorni ad un’altra città detta Canogizia. Molte ville e bestiame trovarono quivi, e molte spezierie, con arbori e noci di molte qualità, e pepe lungo. Dormendo una notte nella città di Canogizia, videro, come fu serrata la porta, accendersi il fuoco verso la montagna Vespericus, del qual fuoco non vedevasi il fine. Allora pareva che ar-