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76 | guerino. |
partissi senza avere nè dell’uno nè dell’altro gustato. Appena giunta la dimane, pagato l’oste, partirono, e motteggiando andarono verso la città di Media, a cui giunsero la sera di quello stesso dì, ma ne restarono fuori ad alloggiare fino alla vegnente mattina.
Venuta la mattina, ed il sole essendo già molto alzato presso a terza, i due cavalieri si levarono, ed armati montarono a cavallo per entrare in città. Ma venuti alle sue porte, le guardie fecero loro intendere come dovevano essere presentati al palazzo regale, e ciò perchè tutti i forestieri conveniva fossero a tal modo presentati. Perciò dismontati da cavallo, e salito un lungo giro di ampie scale, furono presentati innanzi alla damigella rimasta erede di quel reame, la quale era bellissima e in età di tredici anni appena, e in quel punto medesimo teneva consiglio con tutti gli amici del padre suo. Mentre uno dopo l’altro andavano, il Guerino e messer Brandisio penetrando nelle gran sale del palazzo, videro che là era un pazzo che girava in corte, e portava una bacchetta in mano, il quale per le sue pazzie dava sollazzo a tutta la gente. Questo pazzo vedendo messer Brandisio per la sala, avvicinatosi a lui diedegli della bacchetta sopra lo scudo. Messer Brandisio se ne rise, benchè male gli paresse. Il pazzo passando più oltre, diede un simil colpo anche al Guerino. Questi nol comportò, anzi gli scaricò un tal pugno sopra il ciglio, che glielo aperse, e il pazzo cascò in terra tutto sanguinoso. Facendo poi ogni sforzo per alzarsi, il Meschino gliene diede un altro, facendolo un’altra volta cadere; per cui il pazzo si mise a fuggire dal palazzo, e giunto sulla piazza, dove molte persone domandandolo del perchè egli era malconcio a quella maniera, rispondeva: «Non andate a corte perchè ora v’ha un pazzo più di me».
Prima che il Meschino fosse dinanzi alla regina, un cortigiano per darle piacere venne dicendole come il pazzo aveva rotte le ciglia. Essa domandò chi era la cagione di questo male. Le fu risposto quel cavaliero, e il cortigiano additollo a lei. Per questo il Meschino presentatosi da lei, dissegli essa acerbamente «Come hai tu avuto l’ardire di battere il pazzo di corte? — Perchè egli ha battuto prima me,» rispose il Meschino.
La donna nondimeno il minacciava di castigo, per il che fattosi