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minare col calcolo per ciascuna derivazione la correzione opportuna. Fermati così tutti gli elementi necessari a ben condurre le astronomiche operazioni, il Conti, se più lungamente avesse avuto la direzione della specola, immaginava di costruire una tavola di rifrazione media, per la quale i nostri osservatori più non fossero costretti di ricorrere a quella costruita dal Carlini per clima di Milano. Essa avrebbe servito altresì a render ragione d’alcune anomalie notate dai suoi colleghi in molte osservazioni, le quali essendo fatte co’ medesimi stromenti e dai medesimi osservatori, facevano sospettare dell’esistenza di qualche causa alteratrice, di cui non si fosse ancora tenuto conto1.

Nè queste, di cui finora abbiamo parlato, furono le sole fatiche del nostro astronomo. Egli calcolò con somma esattezza le eclissi solari del 1804, 1811, 1816; le opposizioni di Giove e di Urano nel 1809: stabilì co’ metodi dell’Oriani e del Legendre gli elementi delle comete apparse nel 1807 e nel 1811; e dopo aver determinato le correzioni da usare nelle tavole d’Urano, costruite nel 1781 dall’Oriani pei cento gradi che il pianeta aveva percorso della sua orbita da quell’anno fino al 1806, per mezzo di altre osservazioni sulle opposizioni di questo pianeta costruì le nuove tavole pel meridiano di Roma. Volle anche mostrar l’uso di un piccolo teodolite moltiplicatore di Reinchbach nelle geodetiche operazioni: e avvenne allora che si pensasse all’esecuzione di quell’utilissimo divisamento immaginato fino dal 1802: che


  1. Richebach, Opusc. astr. 1816.