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Incoraggì soave
La Dea, che al crin le bionde spiche allaccia;
A lei stendea le braccia
Racconsolando, e la compianse Giuno.
Sola Venere altera
Non calmò l’ire gravi, e su l’afflitta
Compier giurò la sua vendetta intera.
Chi dir potría l’oscura
Carcere, e i duri uffici?
Chi l’auree lane, e la difficil onda?
Amor, dov’ eri? a te che tutto sai
Come furono ignoti
Della tua Psiche i guai?
Ella, come imponea la sua tiranna,
Osò d’entrar per la Tenaria porta,
E por vivendo il piede
Ne’ tristi regni della gente morta.
Allo splendor dell’auro
Lei l’avaro nocchier pronto raccolse,
E varcò la palude.
Latra Cerbero invano,