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Le mense mie non videro
Inorridir Tíeste:
I fati in me non scesero
Del parricida Oreste.
Salvi, se il può, giustizia
Me dal furor temuto:
S’io sono, o Dee, colpevole,
Il son d’amor perduto.
So che rammento incognito
A’ vostri voti obbietto,
Che onnipossente è l’odio
Nell’agghiacciato petto.
Pur ei talor ne’ torbidi
Abissi Amor discese.
Ivi la notte, ed Erebo,
Perchè nasceste, accese.