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Ed io coi voti accelero
L’almo splendor, che move.
Oh a me più Dea che Venere,
A me più Dea che Giove!
Tu il sai, confuso e lacero
Da un desíar fallace,
Al suol prostrato io supplice
Giaceva, e chiedea pace.
A grida, e a pianti immobile
Sedea la mia nemica,
Più amara e inesorabile
Di leonessa antica.
Notte regnava, ed orrida
Stendea su i nostri mali
Un velo impenetrabile
Di tenebre mortali.