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atto quarto. 71
AMLETO.

Il cadavere è col re, ma il re non è col cadavere. Il re è una cosa....

GUILDENSTERN.

Una cosa, signore?

AMLETO.

Da nulla: guidatemi da lui. Celati, volpe, e a chi meglio si celerà.1 (Escono.)


SCENA III.


Altra stanza della messa.


Entra il Re con seguito.


RE.

Ho mandato a cercarlo o ho dato ordine perchè si trovi il cadavere. Quanto è pericoloso il lasciarlo così libero! Pure non dobbiamo esercitare verso di lui il rigore delle leggi. Egli è amato dalla folle moltitudine, i cui affetti sono mossi, non dal senno, ma dagli occhi; e quando ciò accade viene pesato il gastigo, non la colpa. Perchè tutto vada a dovere, bisogna che questa partenza precipitata sembri il frutto di una matura deliberazione. Ai mali estremi, estremi rimedi, o diversamente nulla. (Entra Rosencrantz.) Ebbene? Che è accaduto?

ROSENCRANTZ.

Non possiamo sapere da lui dove sia il cadavere.

RE.

Ma egli dov’é?

ROSENCRANTZ.

Di fuori, signore, custodito, e aspetta i vostri ordini.

RE.

Fatelo venire innanzi.

ROSENCRANTZ.

Olà, Guildenstern! vieni oltre col principe.


Entrano Amleto e Guildenstern.


RE.

E così, Amleto, dov’è Polonio?

AMLETO.

A cena.

RE.

A cena? dove?

AMLETO.

Non dove si mangia, ma dove si è mangiati; si è fatta in lui una convocazione di vermi politici. Il verme è il solo re dei mangiatori, noi ingrassiamo gli animali per ingrassarcene; e ci ingrassiamo pei lombrichi. Il re pingue e il magro mendico, non somministrano che una differente imbandigione; due piatti, ma ad una sola mensa; e cosi finisce.

RE.

Oimè! Oimè!

AMLETO.

Un uomo può pescare col lombrico che si è pasciuto delle viscere di un re, e mangiare il pesce che si è nudrito di quel verme.



  1. Hide, foc, cèlati, volpe (nome di un giuoco da ragazzi).