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crantz e Guildenstern.) Amici, andate a prendere qualche scorta; Amleto nel suo furore ha ucciso Polonio, e lo ha trascinato lungi dal gabinetto di sua madre. Andate in traccia di lui parlategli miti, e recate il cadavere nella cappella. Ve ne prego, affrettatevi. (Escono Rosencrantz e Guildenstern.) Vieni, Gertrude, andiamo a convocare i nostri più savi amici e diamo loro a conoscere quello che intendiamo di fare e quello che fatalmente fu fatto, e cosi forse la calunnia che avventa le sue saette da un polo all’altro e colpisce giusto come il cannone, ci risparmierà, e trapasserà solo l’aria insensibile. Oh vieni! La mia anima è piena di agitazione e di terrore. (Escono.)
SCENA II.
Un’altra stanza della stessa
Entra Amleto.
- AMLETO.
- Deposto in luogo sicuro....
- ROSENCRANTZ e GUILDENSTERN.
- (dal di dentro) Amleto! principe Amleto!
- AMLETO.
- Che rumore? Chi chiama Amleto? Ah, essi vengono.
Entrano Rosencrantz e Guildenstern
- ROSENCRANTZ.
- Che faceste, signore, del cadavere?
- AMLETO.
- Lo rendei alla polvere di cui è parente.
- ROSENCRANTZ.
- Diteci dov’è; onde possiamo andarlo a prendere e trasportare nella cappella.
- AMLETO.
- Non crederlo.
- ROSENCRANTZ.
- Credere che?
- AMLETO.
- Che io possa aderire al vostro consiglio e non al mio. — D’altra parte essere interrogato da una spugna!.... Come potrebbe rispondere il figlio di un re?
- ROSENCRANTZ.
- Mi avete in conto di una spugna, signore?
- AMLETO.
- Sì, amico, che si imbeve del favore del Re, dei suoi poteri, delle sue ricompense. Ma siffatti ufficiali rendono da ultimo il miglior servizio al sovrano; egli li tiene, come la scimmia, in un canto della bocca; biascicati prima, poi ingojati. Quando gli occorre quello che avete succhiato, vi spreme, e la spugna ritorna secca.
- ROSENCRANTZ.
- Non vi intendo, signore.
- AMLETO.
- Ne godo. Un discorso arguto dorme nell’orecchio di un insensato.
- ROSENCRANTZ.
- Signore, dovete dirci dov’è il cadavere, e venire con noi dal re.