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dannate smorfie, e comincia. Va, il corvo ululante stride per la vendetta.
LUCIANO.
«Tenebrosi pensieri, mani pronte, succhi efficaci, ora propizia, stagione seconda, e nessuno per vederlo. Tu, negra mistura, spremuta a mezzanotte o da erbe selvatiche, tre volte maledette da Ecate, tre volte infette; tu, magica pozione, somministrata dalla natura, che tanta terribile forza possiedi, spegni immediatamente questa florida vita.» (Versa il veleno in un orecchio dell’addormentato)
AMLETO.
Ei lo avvelena nel giardino per carpirgli il dominio. Ha nome Gonzago; la storia esiste ancora scritta in buon italiano. Vedrete fra poco come l’uccisore si acquista l’amore della moglie di Gonzago.
OFELIA.
Il re si alza.
AMLETO.
Che! atterrito da un fuoco falso!
REGINA.
Che avete, signore?
POLONIO.
Sospendete la rappresentazione.
RE.
Fate lume... andiamo!
TUTTI.
Lumi! lumi! lumi! (Tutti escono, fuori di Amleto e di Orazio.)
AMLETO.
«Il cervo ferito innalzi i suoi gridi, e il cerbiatto illeso a sua posta saltelli, è forza che alcuni veglino quando altri dormono, e così va il mondo.» — Ebbene, amico, se la fortuna mi si volgesse contro1 non basterebbero questi versi. insieme con una foresta di penne, con due rosette alla provinciale nei miei nitidi calzaretti, per darmi dritto ad essere aggregato ad una schiera di commedianti?2
ORAZIO.
E partecipando anche metà.
AMLETO.
Partecipando per intero,3 io dico. «Perocchè tu sai, caro Damone, che questo regno fu smantellato dallo stesso Giove, e che ora qui regna un, un... bajocco.»4
  1. Diventa turca per me.
  2. Le penne e le scarpe annodate con un nastro elegante in torma di rosa erano i principali attributi dei commedianti ai tempi di Shakspeare.
  3. Nella Storia del Teatro, di Collier, vol. III, pag. 427, sono molti curiosi particolari intorno al modo col quale si pagavano in Inghilterra, al tempo di Shakspeare, gli attori: questi erano classificati in attori a paga intera, a tre quarti di paga, a mezza paga e a stipendiati, facendosi le parti in ragione del prodotto delle rappresentazioni.
  4. Paiocke. Quasi tutte le altre edizioni leggono peaeock (pavone); I testi antichissimi però hanno paiocke e Calelecutt penso fossero voci sinonime; ma nelle Illustrazioni al testo di Shakespeare (Edimburgo, 1811) è addimostrato che la voce paiocke seguillea il nostro bajocco. Nel Nuovo Mondo di Parole di Florio (1611), troviamo che bajocco significa moneta d’apparenza, moneta da nulla, onde l'applicazione figurata che ne fa Amleto.