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atto secondo. | 43 |
- AMLETO.
- Oh «una leggiadra figlia e null’altro, che egli amava appassionatamente.»
- POLONIO.
- (a parte.) Sempre col pensiero a mia figlia.
- AMLETO.
- Non ho io ragione, vecchio Jefte?
- POLONIO.
- Se mi chiamate Jefte, signore, io pure ho una figlia che amo con passione.
- AMLETO.
- No, non seguita così.
- POLONIO.
- Che cosa segue dunque, signore?
- AMLETO.
- Questo: «quello che chiamiamo fortuna è la volontà di Dio,» e allora sapete che «accadde quello che doveva accadere.» Il primo verso della pia canzone ve ne dirà di più1 perocchè mirate donde deriva la mia interruzione. (Entrano quattro o cinque commedianti.) Siate i benvenuti, signori: siate i benvenuti tutti, godo di vedervi in buono stato: ben arrivati, ottimi amici. — Oh mio vecchio amico! Il tuo viso si è fatto virile dopo l’ultima volta che ti ho veduto. Vieni tu a sfidarmi in Danimarca? Ah, mia giovine donzella e signora! Per la Beata Vergine, dacchè non vi ho vista, vostra signoria si è appressata al cielo di tutta l’altezza di una doppia suola di scarpa. Prego Dio che la vostra voce, come una moneta d’oro falso, non tramandi cattivo suono. — Signori, siete tutti i benvenuti. Veniamo subito al fatto come i falconieri francesi che dan la caccia al primo uccello che si presenta. Su, un discorso subito: dateci un saggio della vostra valentia; su, una concione appassionata.
- Primo COMMEDIANTE.
- Quale, signore?
- AMLETO.
Ti intesi declamare una volta una... ma non fu mai detta in teatro, o, se pure, fu detta una volta sola, benchè ben rammento che il dramma non piaceva alla folla, era pungente2 per la generalità; ma (secondo il mio giudizio e quello di altri assai più esperti di me in queste materie) era un dramma eccellente, ben ordinato per le scene, scritto con arte e temperanza. Ricordo che uno diceva che non vi erano ribalderie nei versi per condir la materia; che la frase era semplice e senza ostentazione; che il metodo era buono e mostrava oro piuttostochè orpello. Un discorso sopratutto mi piaceva: il racconto di Enea a Didone; e specialmente là dove parla della uccisione di Priamo. Se ve lo ricordate, cominciate da quelle parole.... aspettate, aspettate... «Il fiero Pirro come belva d’Ircania...» no,