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atto primo. 25
ORAZIO.
Oh! no, mio signore.
AMLETO.
Perchè? Di che temerei? Io non do alla mia vita il valore di una spilla, e, quanto alla mia anima, in che potrebbe offenderla, sendo io immortale come lui? Mi accenna di nuovo... lo seguirò.
ORAZIO.
E se ei vi attirasse, signore, verso l’Oceano o sulla cima paurosa di qualche scoglio protendente i fianchi nel mare? E se giunto là assumesse qualch’altra terribile forma, al veder soltanto la quale foste colpito dagli orrori della pazzia? Pensateci: la vertigine prende solo a guardare il mare da tale altezza, ad udirlo mugghiare a tanta profondità.
AMLETO.
Egli continua ad accennare... Va, ti seguo
MARCELLO.
Voi non andrete, signore.
AMLETO.
Allontanate le mani.
ORAZIO.
Lasciateci trattenervi, voi non andrete.
AMLETO.
Il mio destino mi chiama, e rende ogni più piccola arteria di questo corpo così robusta come i nervi di un leone....1(Lo Spettro ripete l’atto.) Mi invita ancora.... lasciatemi, signori (sciogliendosi de essi); pel Cielo, farò uno spettro di colui che mi impedisce la via; va, ti dico, va, ti seguirò! (Esce seguendo lo Spettro.)
ORAZIO.
L’immaginazione lo rende disperato.
MARCELLO.
Seguitiamolo; non dobbiamo così obbedirgli.
ORAZIO.
Andiamo. A che riuscirà ciò?
MARCELLO.
Vi è qualche molla fracida nel regno di Danimarca.
ORAZIO.
Il Cielo lo guiderà.
MARCELLO.
Andiamogli dietro. (Escono.)


SCENA V

Parte più remota della Piattaforma.

Rientrano io Spettro e Amleto.


AMLETO.
Dove vuoi tu condurmi? Parla, io non verrò più oltre
SPETTRO.
Guardami.
AMLETO.
. Lo fo.
SPETTRO.
L’ora è quasi venuta, in cui debbo piombare tra fiamme di zolfo divoratrici.
AMLETO.
Oimè! povera anima!
SPETTRO.
Non commiserarmi, ma porgi attento ascolto a quello che debbo dirti.
AMLETO.
Parla, son tenuto ad udirti.


  1. Del leone Nemeo