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atto quinto 99
AMLETO.
Benissimo, signore; vostra grazia ha voluto tenere dal lato più debole.
RE.
Nutro migliore speranza; vi ho veduto entrambi, ma dacché egli si è perfezionato avremo il sopravvento.1
LAERTE.
Questo è troppo pesante, datemene un altro.
AMLETO.
Questo mi va. Sono tutti di egual lunghezza questi fioretti? (Si preparano a schermire.)
OSRICO.
Si, mio buon principe.
RE.
Ponete i vasi del vino sopra la tavola. Se Amleto vibra il primo o il secondo colpo, o se ribatte il terzo, il fuoco dell’artiglieria saluti la sua vittoria. Il re berà alla bella salute di Amleto, e tufferà nella tazza una perla di maggior pregio di quelle che portate furono da quattro re successivi nella corona della Danimarca. Si rechino le coppe, ola! e i timballi annunzino alle trombe, e le trombe ai cannoni, i cannoni al cielo e il cielo alla terra che il re beve alla salute di Amleto. — Ora incominciate, e voi giudici tenete su di essi un occhio attento,
AMLETO.
Andiamo, signore.
LAERTE.
Andiamo. (Schermiscono.)
AMLETO.
Una.
LAERTE.
No.
AMLETO.: Si giudichi.
OSRICO.
Si, il colpo fu visibile.
LAERTE.
Bene..., da capo.
RE.
Aspettate, porgetemi da bere; Amleto, questa perla è tua. Bevo alla tua salute. Dategli una tazza. (Squillo di trombe e colpi di cannone.)
AMLETO.
Vuo’ fare prima un nuovo assalto: deponete per un momento la tazza. — Venite.... Un altro colpo; che ne dite?
LAERTE.
Toccato, toccato lo confesso.
RE.
Nostro figlio vincerà.
REGINA.
Egli è debole,2 e il fiato gli manca. Prendi, Amleto, prendi la mia pezzuola, asciugati la fronte; la regina beve alla tua fortuna, Amleto.
AMLETO.
Ve ne ringrazio, signora.
RE.
Gertrude, non bere.
REGINA.
Vuò farlo, signore; ve ne prego, perdonatemi
RE.
(A parte.) È la tazza avvelenata, ma è troppo tardi.
AMLETO.
Non oso ancora di bere, signora; lo farò fra poco.
REGINA.
Vieni, ch’io ti deterga la fronte.
  1. A chi sa di scherma riesce più facile parar colpi vibrati con arte, che altri dati a caso
  2. Grasso