Strada non già, che non v’è strada alcuna,
Ma cala un precipitio in una valle.
Qui ci fermammo. io, rimirando à basso,
Tutto sentij ricapricciarmi, e’ndietro
Tosto mi trassi: et egli un cotal poco
Parve ridesse, e serenossi il viso,
Onde quell’atto più rassicurommi.
Indi parlommi si: Fa, che tu conti
A le Ninfe, e à i Pastor, ciò che vedrai:
Poi disse, in giù guardando:
Se presti à mio volere
Cosi haver io potessi
La gola, e i denti de gli avidi lupi,
Com’hò questi dirupi,
Sol vorrei far la morte,
Che fece la mia vita:
Vorrei, che queste mie membra meschine
Sì fosser lacerate,
Ohime, come già foro
Quelle sue delicate.
Poi che non posso, e ’l Cielo
Dinega al mio desire
Gli animali voraci,
Che ben verriano à tempo, io prender voglio
Altra strada al morire:
Prenderò quella via,
Che se non la devuta,
Al men fia la più breve.
Silvia, io ti seguo, io vengo
A farti compagnia,