Pagina:Aminta.djvu/68

68 Atto Terzo.

Ma, chi è, che la noma? Dafne Ella è Nerina,
Ninfa gentil, che tanto à Cintia è cara,
C’ha si begli occhi, e così belle mani,
E modi si avvenenti, e gratiosi.

Nerina
E pur voglio, che’l sappi, e che procuri

Di ritrovar le reliquie infelici,
Se nulla ve ne resta. ahi, Silvia, ahi dura
Infelice tua sorte.

Aminta
Ohime, che fia? che costei dice. Nerina O Dafne.
Dafne
Che parli fra te stessa, e perche nomi

Tu Silvia, e poi sospiri? Nerina Ahi, ch’à ragione
Sospiro l’aspro caso. Aminta Ahi, di qual caso
Può ragionar costei? io sento, io sento,
Che mi s’agghiaccia il core, e mi si chiude
Lo spirto. è viva?

Dafne
Narra, qual’aspro caso è quel, che dici?
Nerina
O Dio, perche son’io

La messaggiera? e pur convien narrarlo.
Venne Silvia al mio albergo ignuda: e, quale
Fosse l’occasion, saper la dei:
Poi rivestita mi pregò, che seco
Ir volessi à la caccia, che ordinata
Era nel bosco, c’hà nome de l’Elci.
Io la compiacqui: andammo: e ritrovammo
Molte Ninfe ridotte, et indi à poco
Ecco, di non so d’onde un lupo sbuca,
Grande fuor di misura, e da le labra
Gocciolava una bava sanguinosa:
Silvia un quadrello adatta su la corda
D’un’Arco, ch’io le diedi, e tira, e’l coglie


A som-