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Scena Prima. | 65 |
Pianta crudel, potesti quel bel crine
Offender tu, ch’à te feo tanto honore?
Quinci con le sue man le man le sciolse
In modo tal, che parea, che temesse
Pur di toccarle, e desiasse insieme:
Si chinò poi, per islegarle i piedi:
Ma, come Silvia in libertà le mani
Si vide, disse in atto dispettoso:
Pastor, non mi toccar: son di Diana:
Per me stessa saprò sciogliermi i piedi.
- Choro
- Hor tanto orgoglio alberga in cor di Ninfa?
Ahi, d’opra gratiosa ingrato merto,
- Tirsi
- Ei si trasse in disparte riverente,
Non alzando pur gli occhi per mirarla;
Negando à se medesmo il suo piacere,
Per torre à lei fatica di negarlo.
Io, che m’era nascoso, e vedea il tutto,
Et udia il tutto, allhor fui per gridare:
Pur mi ritenni. Hor odi strana cosa.
Dopo molta fatica ella si sciolse,
E, sciolta à pena, senza dire, A Dio,
A fuggir cominciò com’una cerva,
E pur nulla cagione havea di tema,
Che l’era noto il rispetto d’Aminta.
- Choro
- Perche dunque fuggissi? Tirsi A la sua fuga
Volse l’obligo haver, non à l’altrui
Modesto amore. Choro Et in quest’anco è ingrata.
Ma che fe’l miserello allhor? che disse?
- Tirsi
- Nò’l sò, ch’io, pien di mal talento, corsi,
Per arrivarla, e ritenerla, e’n vano,
Ch’io |