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60 | Atto II. Scena III. |
A par de’ tuoi mestieri
Amor degno maestro
Sol tu sei di te stesso,
E sol tu sei da te medesmo espresso:
Tu di leggere insegni
A i più rustici ingegni
Quelle mirabil cose,
Che con lettre amorose
Scrivi di propria man ne gli occhi altrui:
Tu in bei facondi detti
Sciogli la lingua de’ fedeli tuoi,
E spesso (ò strana, e nova
Eloquenza d’Amore)
Spesso in un dir confuso,
E’n parole interrotte
Meglio si esprime il core,
E più par, che si mova,
Che non si fà con voci adorne, e dotte,
E ’l silentio ancor suole
Haver prieghi, e parole.
Amor, leggan pur gli altri
Le Socratiche carte,
Ch’io in due begl’occhi apprenderò quest’arte:
E perderan le rime
De le penne più saggie
Appò le mie selvaggie,
Che roza mano in roza scorza imprime.