Disimpari il rispetto, osi, domandi,
Solleciti, importuni, al fine involi:
E, se questo non basta, anco rapisca.
Hor, non sai tu, com’è fatta la donna?
Fugge, e fuggendo vuol, che altri la giunga;
Niega, e negando vuol, ch’altri si toglia;
Pugna, e pugnando vuol, ch’altri la vinca.
Vè, Tirsi, io parlo teco in confidenza;
Non ridir, ch’io ciò dica. e sovra tutto
Non parlo in rime. tu sai, s’io saprei
Renderti poi per versi altro, che versi.
- Tirsi
- Non hai cagion di sospettar, ch’io dica
Cosa giamai, che sia contra tuo grado.
Ma ti prego, ò mia Dafne, per la dolce
Memoria di tua fresca giovanezza,
Che tu m’aiti ad aitar Aminta,
Miserel, che si muore. Dafne O che gentile
Scongiuro hà ritrovato questo sciocco
Di rammentarmi la mia giovanezza,
Il ben passato, e la presente noia.
Ma, che vuoi tu, ch’io faccia? Tirsi A te non manca
Né saper, né consiglio. basta sol, che
Ti disponga à voler. Dafne Hor sù, dirotti,
Debbiamo in breve andare Silvia, et io
Al fonte, che s’appella di Diana,
Là dove à le dolci acque fa dolc’ombra
Quel Platano, ch’invita al fresco seggio
Le Ninfe cacciatrici. ivi sò certo,
Che tufferà le belle membra ignude.
- Tirsi
- Ma, che però? Dafne Ma, che però? Da poco