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Scena Seconda. 49

Atta à tener mille fanciulle à scola?
Benche, per dir il ver, non han bisogno
Di Maestro. Maestra è la Natura,
Ma la Madre, e la Balia, anco v’han parte.

Dafne
In somma, tu sei goffo insieme, e tristo.

Hora, per dirti il ver, non mi risolvo,
Se Silvia è semplicetta, come pare
A le parole, à gli atti. hier vidi un segno,
Che me ne mette in dubbio. io la trovai
Là presso la cittade in quei gran prati,
Ove frà stagni giace un’Isoletta,
Sovra essa un lago limpido, e tranquillo,
Tutta pendente in atto, che parea
Vagheggiar se medesma, e ’nsieme insieme
Chieder consiglio à l’acque, in qual maniera
Dispor dovesse in su la fronte i crini,
E sovra i crini il velo, e sovra ’l velo
I fior, che tenea in grembo; e spesso spesso
Hor prendeva un ligustro, hor una rosa,
E l’accostava al bel candido collo,
A le guancie vermiglie, e de’ colori
Fea paragone, e poi, sì come lieta
De la vittoria, lampeggiava un riso,
Che parea, che dicesse, Io pur vi vinco,
Nè porto voi per ornamento mio,
Ma porto voi sol per vergogna vostra,
Perche si veggia quanto mi cedete:
Ma, mentre ella s’ornava, e vagheggiava,
Rivolse gli occhi à caso, e si fù accorta,
Ch’io di lei m’era accorta, e vergognando


C Rizzossi