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Scena Seconda. 31

Non disperar, ch’acquisterai costei.
La lunga etate insegna à l’huom di porre
Freno à i leoni, ed à le tigri Hircane.

Aminta
Ma il misero non puote à la sua morte

Indugio sostener di lungo tempo.

Tirsi
Sarà corto l’indugio: in breve spatio

S’adira, e in breve spatio anco si placa
Femina, cosa mobil per natura,
Più che fraschetta al vento, e più che cima
Di pieghevole spica. ma, ti prego,
Fa, ch’io sappia più à dentro de la tua
Dura condicione, e de l’amore;
Che, se ben confessato m’hai più volte
D’amare, mi tacesti però, dove
Fosse posto l’amore. Ed è ben degna
La fedele amicitia, ed il commune
Studio de le Muse, ch’à me scuopra
Ciò ch’à gli altri si cela. Aminta Io son contento,
Tirsi, à te dir ciò, che le selve, e i monti,
E i fiumi sanno, e gli huomini non sanno:
Ch’io sono homai si prossimo à la morte,
Ch’è ben ragion, ch’io lasci, chi ridica
La cagion del morire, e che l’incida
Ne la scorza d’un faggio, presso il luogo,
Dove sarà sepolto il corpo essangue;
Sì, che talhor, passandovi quell’empia,
Si goda di calcar l’ossa infelici
Co ’l piè superbo, e trà se dica, È questo
Pur mio trionfo, e goda di vedere,
Che nota sia la sua vittoria à tutti


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