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Scena Prima. | 25 |
Ne l’altrui braccia, e te schernir ridendo?
- Silvia
- Faccia Aminta di se, e de’ suoi Amori,
Quel ch’à lui piace, à me nulla ne cale;
E, purche non sia mio, sia di chi vuole;
Ma esser non può mio, s’io lui non voglio;
Né s’anco egli mio fosse, io sarei sua.
- Dafne
- Onde nasce il tuo odio? Silvia Dal suo amore.
- Dafne
- Piacevol padre di figlio crudele.
Ma, quando mai da i mansueti agnelli
Nacquer le tigri? ò dai bei cigni i corvi?
O me inganni, ò te stessa. Silvia Odio il suo amore,
Ch’odia la mia honestate, ed amai lui
Mentr’ei volse di me quel ch’io voleva.
- Dafne
- Tu volevi il tuo peggio: egli à te brama
Quel, ch’à se brama. Silvia Dafne, ò taci, ò parla
D’altro, se vuoi risposta. Dafne Hor guata modi?
Guata, che dispettosa giovinetta?
Hor, rispondimi almen, s’altri t’amasse,
Gradiresti il suo amore in questa guisa?
- Silvia
- In questa guisa gradirei ciascuno
Insidiator di mia Virginitate,
Che tu dimandi amante, ed io nimico.
- Dafne
- Stimi dunque nemico
Il monton de l’agnella?
De la giovenca il toro?
Stimi dunque nemico
Il tortore à la fida tortorella?
Stimi dunque stagione
Di nimicitia, e d’ira
La dolce Primavera?
B | C'hor |