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LA VITA SUI MONTI SICULI


Da Catania a Castrogiovanni. III.

Catania, dunque, v’è piaciuta; non poteva, nè doveva essere altrimenti. I suoi Corsi rettilinei, lunghi, larghi e puliti ne fanno abbracciare da soli pochi punti di vista l’intera topografia. Chi non rimarrebbe estatico contemplando di sera la splendida illuminazione della via Etnea! Son due linee di impareggiabile gas che ad insensibile pendenza salgono dritte, parallele per tre chilometri in direzione del vulcano. Auguratevi perù di trovarvi nelF ammirazione della prima ora serale; due ore più tardi Catania è un cimitero: ogni negozio, ogni porta e finestre chiuse; silenzio generale dal pian terreno al quarto, al quinto. Monotonia terribile per un forestiere che v’arrivasse da Napoli o da Milano. È città graziosa, che vi fa uscir dal cuore uno spontaneo accento di lode, e ve la farebbe desiderare per lunga dimora. No, no; appunto perchè le sue bellezze s’affacciano d’un subito, dopo qualche giorno di residenza vi annoierebbe. Altri due epiteti che possono onorare Catania sarebbero; Città dei fiori e delle due stagioni. Per avvedersi del primo, non basta girarare la villa Bellini, i giardini particolari, sentirne dovunque il profumo, ma vedere anche il corso di gala nel dì fissato pel Carnevale, quando maestose carrozze blasonate, dalle ruote al cappuccio, sono uno squisito mosaico dei più rari fiori. E pur giusto il secondo, poiché per nove mesi v’ha una deliziosa primavera e gli altri tre sono di tropicale estate. C è però il rimedio allora, e ben servono il ventaglio, l’acqua gelata minerale di Paterno, le frutta, le granite, i gelati, i bagni, ed il dormire allo scoperto sui balconi e terrazze.

Vi siete poi divertiti?

Ma! Sento dirmi da voi; non fateci più perder tempo, che siam vinti dal desiderio di salire ai monti.

Avete ragione; perdonatemi queste sole domande; Assisteste mai alle pomerediane declamazioni del Cantastorie, quando centinaia di pescatori stanno a bocca aperta per capire meglio le portentose gesta dei Paladini? Che impressione vi fece il giuoco della tombola, del treselte e della scopa nelle pubbliche vie di terzo ordine, fra vecchie stizzose, mamme incuranti de’Ior bambini, per tener d’occhio al soldo clic vincono, vecchi sfrusciti che tra cfuei femminei capanelli ostentano uno sguardo di dolcezza alle comari?