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LA FLORA DELLE ALPI
n lungo e affettuoso sguardo ai fiori delle Alpi, ai fiori eccelsi, che nascono più in su, presso alle nevi eterne. Vedete: come l’agosto ha reso le alte praterie alpine tutte gioconde per erbe finissime e per fiori profumati! In mezzo ad esse il verde si marita al bianco e il rosso all’azzurro e l’azzurro al giallo d’oro e dall’insieme nasce un mosaico stupendo, da cui olezza il più inebriante profumo. E le balze e i piani di queste ultime praterie alpine sono intersecati da torrentelli battaglieri fra loro e scherzosi. Pare che colla loro corsa, or sfrenata or fintamente tranquilla, si vogliano vendicare del tempo in cui il gelo eterno li tratteneva schiavi del ghiacciajo che loro sta sopra. Qui le piante schiudono i loro fiori assai più rapidamente che non al piano e si hanno soltanto due fioriture, di cui una al fondere delle nevi è l’altra sul finire d’Agosto, allorquando le nuove nevi ed il gelido inverno si preparano a stendere la morte ove ora germoglia e si agita tanta vita.
Solo le azalee ed i rododendri, conservano anche sotto la neve il verde delle loro foglie e i bottoncini che si aprono non appena il sole primaverile li rende liberi dal gelido e candido involucro.
D’inverno i poveri camosci affamati riescono a scoprirli, e se ne cibano unitamente ai licheni che strappano dal suolo e dalle roccie. Le aquile, i rododendri, i salici della Lapponia, gli alui verdi ed i ginepri, mescolati a qualche pino nano, tisico e rachitico, formano il limite della vegetazione arborea.
Quanti fiori! Affrettiamoci a farne un bel mazzolino. Oh! se essi potessero trasportarsi al piano in un recipiente che contenesse parte del cielo in cui si specchiano, parte dell’aria di cui si vivificano e parte della terra di cui si alimentano, formerebbero la delizia dei nostri giardini e gli altri fiori sarebbero costretti ad arrossire perchè vinti da questi in freschezza ed in bellezza.
G. Corona.