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I VALICHI DELL’APPENNINO


a. quanto il lettore già conosce sulP aspetto fisico e siili’ altrimotria dell’Appennino può farsi un concetto approssimativo dell’importanza direm cosi, alpinistica, dei gioghi di quella catena. Ad un’altezza media

di pressoché 1200 metri delle cime nella nostra penisola, vale a dire metà o giù di lì di quella delle Alpi, deve naturalmente corrispondere un’elevazione ben più modesta nei colli. Infatti nelle Alpi troviamo per altezze minime dei passi da 650 a 1200 metri soltanto nelle Giulie, e presso a 1500 nelle Ca miche, laddove nell’amplissimo semicerchio dal Colle di Tenda al Pizzo dei tre Signori la più bassa quota di valico (1811 m.) è data dal Maloja e quasi tutti gli altri carreggiabili stanno tra i 1900 ed i 2200 m.; in tutta la catena poi trovansi mulattiere e sentieri tra i 2200 ed i 3000, anzi nei contrafforti le vie rotabili toccano i 2400 metri (Fluela, Furka) e raggiungono il massimo di 2800 metri allo Stelvio. Onesta quota è toccata dalle vette abruzzesi del Gran Sasso e della Majella, per cui si può dire con una certa approssimazione che l’altezza media dei passi più modesti delle Alpi Orientali poco differisce da quella delle cime appennine dei tronchi più bassi, settentrionali e meridionali, e che i gioghi praticabili più eccelsi delle Alpi son livellati ad un dipresso colle sommità dell’Appennino Centrale. Nel medesimo soltanto si trovano dei passi relativamente alti e selvaggi, mentre nel rimanente la poca elevazione (da 500 a 1200 metri) e la vita vegetale in pieno sviluppo, se da un lato offrono gradevole aspetto e comodità di accesso, dall’altro tolgono ogni carattere grandioso ai gioghi stessi, fra i quali cercheremmo invano la più lontana somiglianza con uno qualunque delle nostre Alpi. Questo però non toglie che sia dilettevole ed interessante percorrer le strade di montagna dell’Appennino, potendovi trovar larga messe il paesista, lo studioso di scienze naturali, di usi.e costumi agricoli, sociali, ecc., ed anche il semplice viaggiatore per diletto: son cessate, è vero, le emozioni degli attacchi briganteschi, e forse ciò spiacerà agli Inglesi, gli unici che viaggiassero per l’Abruzzo in quei tempi tristi e paurosi, ma la gran maggioranza, amica del quieto vivere, sarà meglio incoraggiata dal fischio della locomotiva, che non dallo sparo dei tromboni. Questioni di gusto, di poesia e prosa!

Comprenderemo in un sommario elenco i valichi percorsi da buone strade e da ferrovie compiute od in costruzione, omettendo per brevità gl’infiniti sentieri da mulo o da pedoni: