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SUL LAGO D’ISEO
LETTERA ALL’AMICO B,
I.
Il tempo e lo stomaco — Il sole di mezzodì ed il panorama del porto — Le malattie morali — Un desiderio che ricorda una promessa e che si cambia in una cosa necessaria — Un barcaiuolo vecchio, malato ed un barchette vecchio e poco sano — La mezza torre di Predore ed il Predonno
— Il bersaglio d’Iseo — Allora e adesso •-• El Prat di Fra — Il convento de’ Fate bene Fratelli si trasforma in Ospedale — Come s’acquisti la cittadinanza d’Iseo — La barca, il vento, io ed il compagno — Il Montrucco colle ruine di un Castellazzo — Sotterraneo, grotta, o canale? Vestigia di costruzioni — Mulini? — L’acqua intermittente — Ossa di animali antidiluviani — I mulini d: Covolo — La casina bianca e la punta dell’Ori — Una penisola — La Presolana — Lovere — Castro — Vello — Mont’Isola — La Madonna della Seriola ed il castello di Martinengo — Una predizione — L’isoletta di S. Paolo — L’eco — La regina di Mont’Isola — Pilzone ed il campanile della Madonna del Monte — La cappella della Trinità — Gallinarga — Tavernola — Una pietosa istoria — La fenice — Sulzano — Un villaggio alpino — Le campane — I mortai ed i mortaletti
— Peschiera ed il suo bacino.
Iseo, 8 dicembre 1873.
Amico Carissimo.
Il mattino di questo gioì no era trascorso lemme lemme senza noja si ma senza piacere. Eppure la giornata non poteva essere più splendida, il sole più puro, la temperatura meno invernale. Soltanto un po’ d’arietta frescolina si permetteva di sferzare gli orecchi. Se quella non fosse stata, mi sarei creduto agli ultimi di marzo o ai primi di aprile.
Eppure qualche cosa mi stava sullo stomaco e questo qualche cosa non era cibo, non era bevanda; a dire il vero per quanto mi fossi col cervello adoperato non sarei venuto a capo d’indovinare l’origine del malessere che tutto mi avvolgeva. — Venne il mezzodi e mi trassi a passeggiare sulla riva del Porto, a godermi di un sole che mi faceva l’effetto di un bagno caldo. Lo spettacolo che mi si presentò ebbe il potere di distrarmi, mi sentii a tratti a tratti pienamente sollevato e finii per convincermi che se le malattie morali sono gene